Valproato in gravidanza: rischio malformazioni e spettro autistico per il feto

Se non si cura l’epilessia durante la gravidanza, ciò può causare danni al feto? La maggior parte degli studi sembrano escluderlo, dice Antonio Clavenna, è una questione ancora molto dibattuta. Ci sono però rischi effettivi sia per la mamma e il feto, in particolare un aumento del rischio di morte (fetale e materna), un possibile aumento di rischio di danni cerebrali da ipossia nel feto in caso di crisi convulsive prolungate.

Che effetti può avere invece la depressione materna sul bambino? Sarebbe opportuno non curarsi per qualche mese per non correre rischi? Anche in questo caso, purtroppo, l’interruzione repentina della terapia può comportare rischi per lo sviluppo neuro-cognitivo del feto-neonato, ma anche rischi associati al comportamento materno potenzialmente “pericoloso”. L’acido valproico però può essere sostituito da un altro farmaco per il trattamento del disturbo bipolare, cosa che per l’epilessia è più difficile. E’ estremamente importante però non interrompere o modificare la terapia di propria iniziativa se una donna si accorge di essere incinta. Bisogna seguire scrupolosamente le indicazioni dello specialista.

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Le donne invece che stanno pianificando una gravidanza come devono comportarsi? Antonio Clavenna risponde: ‘Se una paziente epilettica è in età fertile allora è essenziale cercare di pensare a una futura gravidanza ancor prima del concepimento. E’ estremamente importante assumere dell’acido folico, poiché il fabbisogno di questa vitamina aumenta se si sta assumendo del Valproato. Quando si è in terapia con questo farmaco è preferibile assumere una dose maggiore di acido folico (quella consigliata normalmente è pari a 0,4 mg/die) ovviamente da concordare con lo specialista. L’assunzione deve iniziare prima del concepimento, almeno un mese prima, e continuare per tutto il primo trimestre della gravidanza. L’efficacia della profilassi con acido folico se si inizia prima è maggiore e sarebbe importante per le donne che non escludono una gravidanza assumere questa vitamina. Parlare con il medico di famiglia del desiderio di una gravidanza può, se possibile, aiutare ad impostare una terapia antiepilettica adeguata riducendo così i possibili rischi per lo sviluppo del feto e per la salute della mamma.’

Alla domanda sulla poca efficienza della farmacovigilanza in Europa in merito al ‘caso Valproato’, Clavenna ha risposto che il rapporto dell’IGAS ha evidenziato la necessità di migliorare il sistema di farmacovigilanza e riconoscere prima i segnali di possibili rischi associati all’uso dei farmaci, sottolineando un problema già noto e non ancora risolto in modo adeguato, cioè la mancanza di informazioni per gli operatori sanitari e le future mamme sull’uso di farmaci in gravidanza. E’ importante sia considerare che valutare la sicurezza dei farmaci in gravidanza e ciò non è semplice, poiché il monitoraggio diventa difficoltoso perché alcuni effetti possono comparire a distanza di anni dall’esposizione al farmaco, come ad esempio i disturbi dello spettro autistico.

Continua dicendo che i foglietti illustrativi talvolta sono scarsamente ‘informativi’, in parte, come osservato in Francia per l’acido valproico perché non c’è un aggiornamento tempestivo di nuove informazioni, in parte perché riportano la dicitura generica controindicazione all’uso in gravidanza (e in allattamento), senza indicare i possibili rischi e talvolta invece li riportano nonostante gli studi abbiano escluso eventuali problemi, tutto ciò per mettersi al riparo da qualsiasi contestazione.

Cosa fa invece l’Agenzia Italiana del Farmaco? Alcuni anni fa, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha realizzato il portale ‘Farmaci e gravidanza’ per operatori sanitari e cittadini in merito all’uso dei farmaci in gravidanza. Anche qui però il problema dell’aggiornamento informativo sussiste. La scheda del Valproato, per esempio, è aggiornata ad agosto 2012 e non c’è alcun riferimento alle raccomandazioni EMA, riprese sulla stessa AIFA. Mentre troviamo l’informazione dei rischi del Valproato sulla scheda tecnica del farmaco e nei foglietti illustrativi, proprio come richiesto dall’EMA. Questo caso dell’acido valproico evidenzia come sia necessaria una formazione degli operatori sanitari, a partire dai corsi universitari, sulla terapia farmacologica durante una gravidanza e un’informazione adeguata alle pazienti, in modo che possano avere la consapevolezza dei benefici e dei rischi del trattamento.

Fonte “www.corriere.it”

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