Glutine: i disturbi sono più diffusi di quelli diagnosticati

Non c’è solo la celiachia, l’intolleranza al glutine dà anche altri disturbi che spesso non vengono adeguatamente diagnosticati.

Pane, pasta, creali (Thinkstock)
Pane, pasta, creali (Thinkstock)

I disturbi causati dalla sensibilità al glutine sono in aumento e non si tratta solo di celiachia. Spesso si tratta di sintomi molti simili a questa malattia, come mal di testa, gonfiore addominale, intestino irritabile e stanchezza generalizzata. Si tratta però di sensibilità al glutine non celiaca. Secondo gli esperti è il disturbo che può colpire una persona su cinque di quelle che presentano i sintomi elencati e che in genere riguarderebbe una persona su dieci.

A sostenere questa tesi è uno studio italiano sulla tossicità del glutine, “Glutox“, promosso dalla associazione italiana gastroenterologi ospedalieri (AIGO) e pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients. Secondo i ricercatori italiani, dunque, il glutine causerebbe diversi altri problemi oltre alla celiachia, che è la forma di intolleranza più grave.

Lo studio è stato condotto dal Centro per la Prevenzione e Diagnosi della Malattia Celiaca della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, e ha coinvolto 15 centri di gastroenterologia ospedalieri in tutta Italia, esaminando 140 pazienti di età compresa tra i 18 ed i 75 anni per un periodo di circa 6 mesi.

I ricercatori italiano hanno accertato che quando viene interrotto il consumo di alimenti contenenti glutine su tre pazienti su cinque, scompaiono quei sintomi che erano stati finora attribuiti alla sindrome dell’intestino irritabile o ad altri disturbi del funzionamento dell’apparato digerente.

Poiché non esistono biomarker specifici, la diagnosi sulla sensibilità al glutine non dovuta alla celiachia avviene per esclusione. I ricercatori hanno sottoposto i soggetti esaminati ad un periodo di tre settimane di dieta senza glutine, verificando quindi i sintomi che accusavano all’inizio. Per essere sicuri della diagnosi è stato utilizzato come modello di verifica lo studio in “doppio cieco”, in base al quale né i medici né i pazienti sono a conoscenza di cosa assumono. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno ha assunto glutine e l’altro un placebo, in modo da verificare in modo scientifico la differenza tra sintomi reali ed effetto psicosomatico.

Lo studio è molto importante perché consente di individuare le forme di sensibilità al glutine non celiaca e di conseguenza di trattarle in modo adeguato, eliminando il glutine dalla dieta e senza bisogno di trattare i pazienti con farmaci inutili che spesso provocano importanti effetti collaterali.

Lo studio “Glutox” è stato coordinato dal Dottor Luca Elli, membro del Dr. Schär Institute.

Vi ricordiamo, poi, il nostro articolo sull’aumento dei casi di celiachia in Italia.

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