Brutte notizie per i bambini italiani sul fronte delle vitamine. I particolari da CheDonna.it.
La maggior parte dei bambini italiani ha una carenza da vitamina D. L’allarme viene dai pediatri italiani. Il problema riguarda dal 50 al 70% dei bambini italiani ed è stato trattato durante la prima Consensus sulla vitamina D in età pediatrica, promossa dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) e dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e sociale (SIPPS), in collaborazione con la Federazione Medici Pediatri (FIMP).
I pediatri hanno redatto un documento, il primo del genere in Italia, in cui sono indicate le raccomandazioni da seguire per evitare la carenza di vitamina D nei bambini. Il documento segnala anche i soggetti a rischio e fornisce delle indicazioni sulle modalità di trattamento dell’ipovitaminosi D.
La vitamina D è contenuta nel fegato, nel pesce e in quantità minori in uova, burro e latte. La maggior quantità di questa vitamina si assume però a livello cutaneo, con l’esposizione al sole. Per questo motivo viene raccomandato, soprattutto alle donne e agli anziani, di prendere il sole, anche se una normale esposizione alla luce solare è sufficiente a soddisfare il fabbisogno.
La vitamina D perché favorisce il riassorbimento di calcio a livello renale, l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio e i processi di mineralizzazione delle ossa. Si tratta di una vitamina molto importante per la crescita, la sua carenza porta al rachitismo, ecco perché è fondamentale che i bambini l’assumano in quantità adeguate.
I pediatri segnalano tra i principali fattori di rischio di carenza di vitamina D: l’insufficiente esposizione solare, l’allattamento esclusivo prolungato al seno, l’obesità e il colore della pelle.
Il Presidente SIP Giovanni Corsello ha spiegato che la carenza da vitamina D “riguarda oltre un bambino su due, con punte massime in epoca neonatale e nell’adolescenza, dove si arriva a percentuali del 70%”. “Il primo fattore di rischio – ha aggiunto – è la scarsa esposizione solare, principale fonte di approvvigionamento della vitamina D”. Questo vuol dire che i bambini dovrebbero fare più attività all’aria aperta, in particolare durante la bella stagione.
Sono soprattutto gli adolescenti a dover trascorrere più tempo all’aperto, perché sono proprio loro ad avere “i deficit più elevati di vitamina D“, questo, è facilmente intuibile, a causa di abitudini scorrette, “come passare molte ore chiusi in casa davanti al computer o alla tv e non fare attività fisica”.
Sul banco degli imputati c’è anche l’allattamento al seno esclusivo prolungato, senza supplemento di vitamina D. Anche se il latte materno è l’alimento ideale per il bambino, non contiene quantità sufficienti di vitamina D. Rappresenta dunque un fattore di rischio se non integrato.
Un altro fattore di rischio è l’obesità, perché il tessuto adiposo in eccesso assorbe tutta la vitamina D. Infine chi ha pelle scura rischia la carenza da vitamina D perché questa non permette ai raggi solari di filtrare, quindi ne è ridotto l’assorbimento.
I pediatri di Consensus raccomandano una profilassi con vitamina D per tutti i neonati per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dall’allattamento. Infatti né il latte materno, né quello in formula (anche se addizionato) riescono a soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina D. La profilassi è consigliata anche per tutte le donne in gravidanza o che allattano.
Per quanto riguarda bambini e ragazzi da 1 a 18 anni, la profilassi giornaliera con vitamina D è raccomandata solo nei soggetti a rischio: bambini e ragazzi di etnia non caucasica ed elevata pigmentazione, con ridotta esposizione solare, che seguono regimi alimentari inadeguati come la dieta vegana, bambini con insufficienza renale o epatite cronica, obesi, affetti da malattie infiammatorie croniche o da celiachia.
Giuseppe Saggese, Presidente della Conferenza Permanente dei Direttori delle scuole di specializzazione in Pediatria e coordinatore e scientifico della Consensus, ha sottolineato che nuovi studi hanno accertato che i bambini e ragazzi che soffrono di diabete mellito 1, artrite idiopatica giovanile, ma anche di asma, broncospasmo e infezioni respiratorie ricorrenti hanno di solito livelli più bassi di vitamina D e che proprio l’integrazione della vitamina D migliora queste malattie.