Interpellato qualche mese fa dalla rivista Wired, il prof. Enzo Spisni, esperto di fisiopatologia del tratto digerente e docente al Master di alimentazione ed educazione alla salute dell’Università di Bologna, ha spiegato:
“I gruppi sanguigni variano moltissimo tra le diverse popolazioni, senz’alcun collegamento con il tipo di dieta seguita durante l’evoluzione. Questo implica che i geni dei diversi gruppi sanguigni non hanno subito una pressione selettiva, che avrebbe favorito il migliore in base all’alimentazione etnica. Quel che è successo nel corso dell’evoluzione, invece, è che si sono affermate in seguito all’avvento di agricoltura e pastorizia mutazioni vantaggiose, come la tolleranza al lattosio, che permette, a chi ne è portatore, di metabolizzare lo zucchero del latte anche in età adulta”. L’articolo completo di Wired a questa pagina.
Ancora più duro un articolo uscito tre anni fa sul quotidiano scientifico online La scuola di Ancel che ha attaccato la dieta del gruppo sanguigno definendola “una fantasiosa soluzione alimentare” che si basa su ” divisioni… assolutamente arbitrarie e senza alcun fondamento scientifico“. L’articolo, infine precisa:
“…allo stato attuale delle conoscenze. Molto recentemente è stato pubblicato un interessante lavoro che pare mettere il relazione il gruppo sanguigno con il tipo di batteri che compongono la flora intestinale. Pare che alcuni batteri siano più presenti in determinati gruppi sanguigni rispetto ad altri: approfondendo questo tipo di ricerche, in futuro, probabilmente sarà possibile modulare una dieta specifica per determinati gruppi sanguigni, senza assurde pretese di assolutezza tipo “sei A, non devi bere latte”. Lo studio, portato avanti da ricercatori svedesi, ci dice come questo potrebbe essere un indizio in più per personalizzare ancora più a fondo la dieta in chiave nutrigenomica, cosa che c’entra davvero poco con le arbitrarie e irrazionali suddivisioni fatte da Peter D’Adamo”.
L’articolo completo lo trovate a questa pagina.