Notizie del giorno: tensioni Russia-Turchia, allarme terrorismo in Francia ma era una rapina

Basilica di San Pietro, Roma (Foto di Flicka. Licenza CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons)
Basilica di San Pietro, Roma (Foto di Flicka. Licenza CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons)

Alla sbarra in Vaticano i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi per lo scandalo Vatileaks 2 che nelle scorse settimana ha portato all’arresto di due collaboratori della Santa Sede: Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, spagnolo, già segretario della Prefettura degli Affari economici e della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative (Cosea) del Vaticano, e la sua collaboratrice Francesca Immacolata Chaouqui, giovane lobbista italiana di padre marocchino che nel 2013 fu nominata come consulente alla Cosea. I due arrestati sono accusati di aver trafugato documenti riservati per passarli ai due giornalisti italiani. Il contenuto dei documenti è finito nei libri inchiesta di Fittipaldi e Nuzzi, rispettivamente Avarizia e Via Cruci. I due giornalisti, la Chaouqui, Monsignor Vallejo Balda e un suo collaboratore laico, Nicola Maio, sono stati rinviati a giudizio dalla magistratura vaticana. IL processo nei confronti dei 5 imputati si è aperto il 24 novembre. A Nuzzi non è stato consentito dalla magistratura vaticana di farsi assistere dal suo avvocato, mentre l’eccezione di nullità presentata dal difensore di Fittipaldi è stata respinta.

Intanto sulla vicenda è intervenuto il Consiglio Direttivo dell’Associazione della Stampa Estera in Italia per esprimere le sue “forti preoccupazioni” per il fatto che vengano processati due giornalisti italiani in Vaticano:

“Si ricorda che le varie dichiarazioni dei diritti dell’Uomo, come la ‘Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali’ contengono non solo la ‘Libertà di Religione’ (articolo 9), spesso invocata dalla Chiesa Cattolica e dal Vaticano, ma anche la ‘Libertà di Espressione’ (articolo 10). Su questo diritto, la Convenzione dice espressamente: ‘Questo diritto include la libertà di avere delle opinioni e di ricevere e dare informazioni senza interferenza delle autorità pubbliche e senza riguardo alle frontiere'”.

“Certamente, il Consiglio Direttivo della Stampa Estera conferma che le informazioni giornalistiche si devono ottenere in modo legale e legittimo”, prosegue il comunicato. Ma “in ogni caso, se ci sono delle malefatte non sono colpa dei giornalisti che le scoprono e che professionalmente hanno il dovere di pubblicarle. Il problema invece sono coloro che le irregolarità ‘malefatte’ le hanno commesse e di chi ha creato e tollerato delle strutture che forse favoriscono dei comportamenti scorretti”.

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