LIBRI: ‘Le navi della Mezzaluna’

ba94c0ab-f52c-4d36-a04c-50381ebaf593Oggi, CheDonna, per la categoria Libri, vi propone una novità: Le navi della Mezzaluna. La Marina dell’Impero Ottomano (1299-1923).

Per la prima volta in Italia un libro che rende giustizia all’affascinante e dirimente storia dei reparti marittimi dell’esercito ottomano.
Benché provenienti storicamente dalle steppe dell’Asia Minore, i discendenti di Osman furono spinti da un’insaziabile volontà di conquista che li portò ben presto a capire che una flotta potente sarebbe stata imprescindibile.

Mehmet I (sultano dell’Impero ottomano dal 1413 al 1421) fu il primo a disporre di una flotta tutta sua e non di mercenari prezzolati, anche se oltre ai marinai turchi in essa militavano i più esperti marinai greci e genovesi. Le nostre repubbliche marinare, Genova e Venezia in particolare, avevano infatti forti interessi nell’area, vere e proprie colonie e aree di influenza che agevolavano i commerci con e tramite il Levante. Qualsiasi cosa avesse a che fare con la marina era di loro competenza…

Ma fu la flotta di Mehmet II a passare alla storia. Le sue navi (in ordine di grandezza caicchi, fuste, galeotte e galee) furono uno degli elementi strategici più importanti nella caduta di Costantinopoli (1453) che segnò la fine dell’Impero Romano d’Oriente. Come annunciava una profezia, il conquistatore, Fatih, (come poi venne chiamato il sultano), adottò lo stratagemma chiamato galeas per montes, probabilmente suggeritogli da un italiano che ricordava la tecnica usata per il salvataggio della città di Brescia durante la guerra di Lombardia, che vide i bresciani contrapposti a Filippo Maria Visconti di Milano nel 1439.

In buona sostanza, con l’avallo della colonia genovese di stanza a Galata, attuale cuore di Istanbul, una parte delle fruste del sultano furono fatte passare via terra e poi calate nel Corno d’Oro!
“Alle prime luci del 22 aprile una scena agghiacciante, ai confini del surreale, si presentò agli occhi dei bizantini e degli alleati latini. La prima di circa settanta imbarcazioni, trascinata su rulli ma armata di tutto punto, con tutta la sua ciurma ai banchi, i remi che vogavano ritmicamente nell’aria, i vessilli a riva (e forse le vele spiegate!), apparve in cima ai declivi che, una volta scollinati, conducevano al Corno d’Oro; ad accompagnare il tutto era un frastuono di tamburi, di timpani e di grida di guerra.”

Le vicende della marina ottomana arrivano fino alla caduta dell’Impero, l’esercito del sultano si scontrò nei secoli con una folta varietà di popolazioni differenti: non solo bizantini e genovesi, ma anche persiani, russi, nordafricani e italiani, ma se c’è una battaglia che meglio rappresenta lo scontro tra potenti e determinati reparti navali fu la battaglia di Lepanto, per il controllo della strategica (e ancora contesa) isola di Cipro.

Uno scontro epico, che vide contrapporsi almeno 100.000 uomini, contando gli schiavi che muovevano i remi. La caduta di Famagosta (e di tutta Cipro, nel 1571), dove Marcantonio Bragadin resisteva all’assedio di Selim II, fu una svolta epocale per gli assetti di potere nel Mediterraneo: segno che l’unione  tra spagnoli, genovesi, papato e veneti (unitisi nella coalizione denominata Lega santa) non sarebbe stata più sufficiente per arginare le ambizioni ottomane e di lì a poco se ne ebbe la dimostrazione.
Certo in quell’ “accozzaglia indecifrabile di legni e di relitti, di cadaveri e d’umanità urlante; il tutto avvolto in una perenne cortina di fumo, alimentata dalle detonazioni a catena e dagli scafi affumicati dalle pignatte, dalle trombe incendiarie e dalle santabarbare esplose” gli ottomani ebbero la peggio. Si conta che furono circa 50.000 i morti tra gli ottomani, mentre nelle file della controparte ci furono “solo” 9000 perdite.

Questi e altri gli scontri che Cianci racconta con la precisione dello storico e la verve del grande narratore, per un militaria divertente, dedicato a chi vuole approfondire la storia dell’Impero Ottomano. Magari rimirando il mare…

Bruno Cianci è giornalista professionista e storico. Ha collaborato con oltre cinquanta testate italiane e internazionali tra cui BBC History, Focus Storia, Rivista Marittima, Arte Navale e Boat International. Residente a Istanbul dal 2008, lavora come consulente per conto del museo Rahmi M. Koç ed è autore di vari libri di nautica pubblicati con Rizzoli , White Star e Marina Militare.

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