Il falso servizio che incastra Fabio e Mingo: indagati per simulazione di reato

Chedonna fin dall’inizio della vicenda ha seguito il caso della sospensione di Fabio e Mingo, i due inviati pugliesi di Striscia la Notizia. A fine aprile, il Gabibbo, aveva annunciato la sospensione dei due inviati “per alcune segnalazioni giunte alla redazione pugliese di Striscia”, spiegando che “saranno sospesi finché non le avremo verificate”.

fabio e mingo

A distanza di due settimane, è emerso che Mediaset ha denunciato i due inviati per truffa e il caso è ora affidato alla Procura di Bari che dovrà svolgere le dovute indagini. Secondo quanto si è appreso, Fabio e Mingo avrebbero effettuato dei servizi taroccati, tra i quali nel mirino degli inquirenti, un servizio non veritiero che risale al mese di marzo 2013 e che riportava il caso di un finto avvocato che esercitava la professione senza avere il titolo necessario e nel quale invitavano l’Ordine degli Avvocati ad indagare presso la Procura di Bari. Dai primi accertamenti effettuati sembra che il giovane in questione sia un attore che avrebbe finto di essere un avvocato per il servizio dei due pugliesi.

Il quotidiano La Repubblica ha scritto che “dopo la messa in onda di un servizio su un finto avvocato, pare addirittura su input dell’Ordine, la Procura di Bari si era mossa per individuare e punire il lestofante. Dopo alcune indagini delegate alla polizia giudiziaria era però arrivata alla conclusione che quell’avvocato, con la faccia nascosta, in realtà era un attore. Il servizio, in sostanza, era finto. O per lo meno erano finti gli interpreti”.

Il giovane in questione sarà sentito dalla procura nei prossimi giorni e si rivelerà una testimonianza chiave per i due inviati che sono ora indagati per simulazione di reato.

Dal canto loro Fabio e Mingo smentiscono di aver falsificato i servizi e nei giorni scorsi hanno dichiarato: “Siamo sconcertati dagli atteggiamenti ostili che stiamo riscontrando attraverso la stampa. Per ben diciannove anni abbiamo collaborato fedelmente dando il massimo della nostra professionalità nel rispetto di ogni indicazione ricevuta, anche se non sempre condivisa. Quando le autorità competenti riterranno utile ascoltarci risponderemo con lealtà e serenità. Siamo i primi a voler conoscere le fila di questa assurda vicenda nella quale ci si vuole coinvolgere”. Entrambi sono certi di una cosa: di aver svolto al meglio il loro lavoro, per cui si dichiarano sereni e lamentano il comportamento scorretto dei loro datori di lavoro.

“Una mail per mandarci a casa dopo 19 anni. Con una comunicazione inviata per posta elettronica, Reti Televisive italiane pretende di aver risolto il nostro contratto a far data dal 7 maggio 2015 accusandoci di aver realizzato un servizio precostituito e artefatto. In tale comunicazione si fa riferimento anche ad una presunta indagine della Procura di Bari su tale vicenda, nella quale evidentemente non ci viene mosso alcun addebito non avendo ricevuto alcuna comunicazione in proposito”, scrivono i due inviati, sottolineando di essere increduli e stupiti “per il trattamento che ci è stato riservato senza consentirci alcun diritto di replica e senza rispondere alle nostre reiterate richieste di incontro, ribadiamo la correttezza dell’attività svolta in questi anni esclusivamente come attori“.

Intanto la redazione di Striscia la Notizia si dichiara estranea all’accaduto, ipotizzando che i due inviati abbiamo inscenato lo scandalo per ottenere dei bonus relativi ai servizi realizzati.

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