Italia al 4° posto in Europa per disoccupati a lunga durata

Il Primo maggio non solo è stato l’occasione per il premier Matteo Renzi per ribadire il nuovo slancio del paese, ma anche quella dei sindacati che ha Pozzallo hanno reso omaggio alle vittime del mar Mediterraneo.

NAPLES, ITALY - NOVEMBER 17:  Students and the unemployed take part in a protest against austerity cuts and lack of jobs on November 17, 2011 in Naples, Italy. Thousands of students took to the streets of Naples to protest against the lack of opportunity for future employment and impending austerity cuts by Italy's new PM Mario Monti and his new cabinet.  (Photo by Christopher Furlong/Getty Images)

Le tre sigle sindacali hanno voluto evidenziare come il Belpaese non sia ancora uscito dalla crisi economica e al contempo hanno ricordando gli ultimi dati dell’Istat sulla disoccupazione che nel mese di marzo è cresciuto di 0,2 punti percentuali (da febbraio) al 13%. Inoltre la disoccupazione giovanile a marzo è ha superato di nuovo il 43%, registrando un aumento di 0,3 punti percentuali passando a quota 43,1%, dal 42,8% di febbraio.

“C’è solo la propaganda di chi continua a dire che con un decreto si crea occupazione. Non ne possiamo più che si divida sempre, i lavoratori dai lavoratori, i precari dai precari”, ha dichiarato la segretaria della Cgil Susanna Camusso sul palco del Primo maggio a Pozzallo, accusando il governo di fare solo propaganda: “Sui numeri: abbiamo passato 3 mesi pensando di essere di fronte a chissà quale svolta epocale sull’occupazione, che arrivato il Jobs act era cambiato tutto, poi ci svegliamo la mattina e scopriamo ciò che noi stavamo cercando di dire e cioè che in realtà la crisi non è finita, che sul terreno dell’occupazione continuano ad esserci tante attività che chiudono, che se si riducono gli ammortizzatori sociali quelle persone diventano disoccupati, che ci sono tanti disoccupati di lunga durata e che non trovano una soluzione, che continuano processi di ristrutturazione”, ha pertanto aggiunto la sindacalista ricordando che l’obiettivo deve essere quello di ridurre la disoccupazione e che “la riduzione dei diritti non crea occupazione”.

Divario tra ricchi e poveri

A questo scenario si aggiungono i dati rivelati dal dossier Oecd360 dell’Ocse, l‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che sottolinea come in Italia è “notevole il divario” tra ricchi e poveri. Secondo il dossier emerge che il 20% della popolazione ai massimi livelli guadagna di media quasi sei volte di più rispetto al 20% che si trova all’estremo opposto. Il reddito medio familiare netto disponibile pro capite è di 24.724 dollari l’anno, più alto della media Ocse di 23.938 dollari del 3,3%.

Disoccupazione a lunga durata

Maglia nera all’Italia per quanto riguarda la disoccupazione, in quando il belpaese è in quarta posizione tra i paesi dell’eurozona, dopo Slovacchia, Grecia e Irlanda, per la quota dei disoccupati di lunga durata. Secondo l’Ocse, la percentuale è salita al 60% nel quarto trimestre del 2013, dal 45% del quarto trimestre del 2007. La media della zona euro nell’ultimo trimestre del 2013 era intorno al 50%.

In linea generale, il 58% delle persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni in Italia ha un lavoro retribuito, al di sotto della media Ocse di occupazione del 65%. Il 68% degli uomini ha un lavoro retribuito, contro il 48% delle donne, a indicare come le donne incontrino ancora difficoltà nel conciliare lavoro e vita familiare. In generale, inoltre, gli italiani lavorano 1.752 ore l’anno, meno della media Osce di 1.765 ore.

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