Naufragio peschereccio: confermate oltre 800 vittime

Si fa ancora più drammatico il racconto del naufragio di un peschereccio al largo di Malta, a 73 miglia dalle coste libiche, nella notte tra sabato e domenica. Infatti, è stato confermato il bilancio che conta ben 800 morti, secondo quanto hanno affermato le Nazioni Unite.

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Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr – Acnur) ha dichiarato che “abbiamo confrontato le testimonianze, c’erano un po’ più di 800 persone a bordo, tra cui alcuni bambini di 10, 12 anni. C’erano siriani, circa 150 eritrei, somali. Erano partiti sabato alle 8 da Tripoli”.
In totale vi sono solo 28 superstiti, 27 dei quali sono stati portati a Catania, dove è giunto anche il ministro Graziano Delrio.
Intanto si apprende che “grazie all’azione della procura di Catania sono già state tratte in arresto 2 persone”. E’ quanto ha confermato anche con un messaggio su Twitter il ministro dell’interno Angelino Alfano.

I due scafisti, il comandante tunisino e un assistente siriano, secondo quanto ha riferito Delrio, erano tra i superstiti e sono ora accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina. I due sono stati riconosciuti da superstite del Bangladesh ricoverato in ospedale.

In base ad una prima ipotesi di ricostruzione dell’accaduto emerge che il naufragio possa essere stato provocato dallo spostamento dei migranti sull’imbarcazione e da una manovra sbagliata dello scafista che ha portato ad una collisione con il mercantile portoghese King Jacobs che si era avvicinato per soccorrere i migranti. Tesi confermata anche dai superstiti e da uno degli scafisti che ha guidato la barca e si è poi andato a nascondere: “Voleva guidare la barca e allo stesso tempo nascondersi tra di noi”, ha detto un sopravvissuto. E così poco dopo la collisione sarebbe scoppiato il panico sul peschereccio e il movimento dei migranti avrebbe provocato  il capovolgimento dell’imbarcazione.

Una tragedia che riporta la questione Mediterraneo in Europa. Per cui lo stesso François Crépeau, relatore speciale dell’Onu sui diritti dei migranti, ha rivolto un nuovo appello all’Unione Europea affinché trovi delle soluzione per gestire la situazione: “Gli stati di frontiera come l’Italia non possono essere lasciati soli nel portare la responsabilità di salvare vite. La frontiera marittima italiana è una frontiera comune europea. Avere una frontiera comune implica responsabilità comuni.  La migrazione irregolare continua ad avvenire a causa di fattori persistenti e sempre più aggressivi- ha proseguito Crépeau- come guerre, conflitti, persecuzioni, cattiva capacità di governo ed estrema povertà. Le morti degli ultimi giorni sono solo l’inizio, l’Europa deve agire in maniera innovativa per salvare vite”.

“Stiamo parlando di persone che muoiono mentre gli stati hanno la capacità di salvare vite”, ha poi concluso il relatore, ricordando il valore delle persone che perdono la vita, in cerca di una speranza.

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