Omicidio Meredith: reazioni dopo assoluzione di Knox e Sollecito

“Sono estrememanete riconoscente alla giusitizia e grata del supporto della mia famiglia e dei miei amici che mi hanno salvato la vita. Adesso riprendo la mia vita”: sono le prime parole pronunicate da  Mi riprendo così la mia vita. le prime parole di Amanda Knox, dopo la sentenza della Cassazione che l’ha assolta senza rinvio per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese, trovata morta il 1° novembre del 2007, a Perugia, dove stava frequentando l’Erasmus all’Università.

Italian Court Rules On Amanda Knox Case
“La consapevolezza della mia innocenza mi ha dato la forza nei tempi più bui di questo calvario”, ha poi aggiunto Knox.

Assolto dopo 8 anni di angoscia e 5 gradi di giudizio anche lo studente pugliese Raffaele Sollecito che subito dopo la lettura della sentenza, si è detto “estremamente felice”. Nella sua prima notta da innocente, lo studente pugliese dopo aver festeggiato con la sua famiglia, i suoi due zii, le cugine, gli amici, la fidanzata Greta e uno dei suoi avvocati, Francesco Mastro, nella sua casa di Bisceglie, avrebbe lasciato la sua abitazione per scappare dall’assedio dei cronisti che sono rimasti fino a tarda notte davanti alla sua villetta.

C’è chi in realtà è rimasto senza giustizia e si tratta della famiglia di Meredith che si è detta scioccata dalla sentenza: “Le emozioni in questo momento sono forti. La decisione è arrivata come uno shock, ma è stato un risultato che sapevamo fosse possibile, anche se non era quello che ci aspettavamo. Crediamo che sapremo il ragionamento alla base della decisione nei prossimi mesi, ma per il momento abbiamo bisogno di tempo per comprenderlo”, hanno detto i genitori ricordando che Meredith, è “la vera vittima di questo”.

Ma gli interrogativi restano e se da una parte, l’avvocato della famiglia Kercher, Francesco Maresca parla di una “sconfitta della giustizia”, gli osservatori si chiedono che senso abbia allora  la condanna a 16 anni per concorso in omicidio per Rudy Guede. Elementi che si contraddicono per cui il caso resterà nella memoria di tutti.

Amarezza espressa dall’ex sindaco di Perugia, Vladimiro Boccali, primo cittadino dal 24 giugno 2009 all’8 giugno 2014: “Forse se le indagini della squadra mobile e delle procura fossero state condotte in altro modo non avremmo avuto sette anni di violenza. Il mio primo pensiero va alla ragazza che non c’è più e alla sua famiglia. La mia pena va a Meredith che è quasi scomparsa, mi sembra di aver assistito ad un processo in cui il ricordo della vittima è scomparso”.
“Perugia è stata violentata per questa vicenda e soprattutto perché c’è stato questo processo infinito, l’avvocato Bongiorno ha addirittura rappresentato Perugia come una casba in alcuni passaggi della sua difesa. Ci sono state anche tante rappresentazioni forzate e lontane dalla realtà anche da parte della stampa e ci sono passaggi in alcuni libri in cui si parla di una Perugia dai vicoli stretti e bui in senso negativo, caratteristica del suo essere città medievale che invece ne costituisce la bellezza”.

“Perugia ha perso la sua tranquillità, la tranquillità di lavorare in un periodo di crisi, ci sono stati effetti negativi anche sul flusso degli studenti che venivano a studiare qui, per non parlare delle strumentalizzazioni politiche che si sono fatte in tema di sicurezza. Quello che sì posso rimproverare alla politica è che non abbiamo capito che quell’omicidio, un fatto che poteva accadere in tante altre città italiane, poteva portare un cambio di immaginario collettivo della città così forte”, ha poi aggiunto il sindaco aggiungendo che “non posso nascondere la mia amarezza per tutta questa sofferenza. Se in quei giorni successivi all’omicidio, non si fossero fatti così tanti errori nelle indagini, errori che sono stati pregiudizievoli per l’impianto accusatorio, adesso avremmo un altro film. Non avremmo avuto questa attenzione, nella mia città in certi momenti c’erano 400 testate giornalistiche, con giornalisti che giravano nei vicoli dando la caccia allo spacciatore”.

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