Isis: nuovo video con decapitazione di tre combattenti curdi

La violente follia dei militanti dello Stato Islamico (Isis) prosegue. Dopo la rivendicazione dell’attacco al Museo Bardo di Tunisi, è stato diffuso un nuovo video con la decapitazione di tre miliziani curdi iracheni prigionieri dei jihadisti.

isis
Al momento non è ancora certa l’identità delle tre vittime né l’autenticità Ma secondo la tv iraniana PressTv, si tratterebbe di Rezkar Mohammad Saleh, Pshtiwan Osman Rasul e Hisham Nabil Khorshid.
Come sempre, nel rituale della decapitazione, i tre Peshmerga indossavano tute arancioni e sarebbero stati uccisi in località diverse da tre jihadisti che, per la prima volta, hanno il volto scoperto e prima di sgozzare le loro vittime hanno pronunciato la condanna in curdo.

Il video della durata di 9 minuti, proverebbe dalla provincia di Ninive, nel Nord dell’Iraq ed è intitolato “Risposta dei Giusti ai bombardamenti degli apostati”.
Il filmato è stato montato come un servizio giornalistico con interviste a civili che si lamentano dei raid aerei della coalizione internazionale e immagini della distruzione delle loro abitazioni colpite da missili.
Successivamente sono stati presentati i video delle decapitazioni con i nomi e le tribù dei tre uomini destinati a morire e che probabilmente facevano parte degli ostaggi curdi presenti in un video diffuso dall’Isis, lo scorso 22 febbraio, nel quale mostrava i curdi rinchiusi in gabbie a bordo di pick-up mentre percorrevano in mezzo alla folla una strada di una cittadina a ovest di Kirkuk nel Nord dell’Iraq.

Crimini contro umanità

Intanto ieri, è stato presentato il rapporto del Consiglio dei Diritti umani dell’Onu, nel quale viene indicato che gli jihadisti dell’Isis si potrebbero essere macchiati di crimini contro l’umanità e genocidio in Iraq con le persecuzioni della minoranza yazida: “L’isis potrebbe aver commesso i tre crimini internazionali più gravi, crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio“, ha annunciato l’Onu.
Nel rapporto viene inoltre chiesto al Consiglio di sicurezza di sottoporre la situazione in Iraq al Tribunale penale internazionale.

L’inchiesta avviata a settembre scorso ha accertato attacchi sistematici contro gli yazidi, i cristiani e altre minoranze, l’uso di armi chimiche come il gas al cloro e la cattura di donne e bambini trattati come “bottini di guerra” e sottoposti a violenze. Tra i casi più terrificanti il caso di “13 ragazzi sono stati condannati a morte per aver guardato una partita di calcio”.

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