Unicef: “Violenza su donne e bambine spesso giustificata”. Video #8marzodellebambine

La violenza contro le donne è uno dei temi più attuali per cui le stesse Nazioni Unite hanno promosso numerose iniziative per combattere questo fenomeno nel mondo che scaturisce molto spesso da discriminazioni di genere, disuguaglianze e assenza di educazione.

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Alla vigilia della Festa della donna, l’Unicef ricorda l’infanzia rubata a milioni di bambine ogni anno.

In base ai dati riferiti dal  presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera,  nel mondo, più di 700 milioni di donne e bambine si sono sposate prima di aver compiuto 18 anni. Più di 1 su 3, circa 250 milioni, si è sposata prima dei 15 anni.
Inoltre, a livello globale, all’incirca metà delle ragazze tra i 15 e i 19 anni tende a giustificare chi picchia la moglie o la partner in alcune circostanze come ad esempio: rifiutare un rapporto sessuale; uscire di casa senza permesso; litigare; trascurare i bambini o bruciare la cena.
“Questi dati parlano di una mentalità che tollera, perpetra e giustifica la violenza e dovrebbero far suonare un campanello d’allarme in ognuno di noi, ovunque”, ha commentato Guerrera, annunciando “la raccolta fondi dell’Unicef a sostegno dell’istruzione delle bambine per garantire loro il diritto fondamentale ad un’istruzione di qualità e un nuovo video (con l’hashtag #8marzodellebambine) dedicato in particolare alle ragazze rapite da Boko Haram o usate come kamikaze in Nigeria, alle bambine fuggite dalla guerra nella Repubblica Centrafricana, alle ragazze yazide schiave dell’Is in Iraq, alle adolescenti violentate e uccise in India”.

Il presidente Unicef Italia ha voluto ricordare le parole di Malala Yousafzai,  l’attivista adolescente pakistana, che si batte per l’istruzione delle bambine e presa di mira dal regime dei Talebani, nonché la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace: “Un bambino, un maestro, un quaderno e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione”.

Più volte i temi dell’istruzione e dell’educazione è stato evidenziato come centrale nella battaglia contro la discriminazione di genere, per cui, ribadisce l’Unicef, la scuola è un luogo reale di protezione dagli abusi, dallo sfruttamento, dai matrimoni e dalle gravidanze precoci, che mettono letteralmente a rischio la vita delle bambine e delle ragazze, soprattutto in alcuni paesi del mondo in via di sviluppo dove le bambine e le donne sono ancora fortemente discriminate.
Secondo i dati, 31 milioni di bambine non frequentano la scuola primaria e le ragazze con istruzione secondaria hanno fino a sei volte meno probabilità di sposarsi precocemente, rispetto a quelle con poca o nessuna istruzione.

La stessa first lady americana, Michelle Obama, intraprenderà questo mese un viaggio per promuovere l’educazione delle bambine, nell’ambito del progetto dell’amministrazione Usa, intitolato “Let’s girl learn“.

Tra gli esempi citati, viene ricordato che in Africa subsahariana, circa 1,8 milioni di bambini, nel 2008, sarebbero stati salvati se le madri avessero avuto un’istruzione secondaria, che comporta anche migliori conoscenze dei comportamenti igienici e sanitari per garantire la salute dei loro figli.

Eppure quello che viene visto come un diritto fondamentale per molti non lo è. Tanto che lo stesso Califfato dello Stato Islamico di recente ha pubblicato il “Manuale della buona sposa jihadista” in cui viene sottolineato che “l’istruzione di una donna deve iniziare a 7 anni e terminarsi a 15 e prevede l’insegnamento religioso della Sharia” e che “le donne spostate devono stare in casa, servire il marito ed allevare i figli”.

Una discriminante e una privazione della libertà. Lo stesso Guerrera ha pertanto ricordato che “diversi casi recenti di attacchi contro le ragazze che vanno a scuola hanno evidenziato la fragilità dei risultati ottenuti nell’aumentare l’accessibilità e la qualità dell’istruzione femminile. Le bambine e le adolescenti che devono affrontare molte discriminazioni in tempo di pace sono ulteriormente svantaggiate durante e dopo i conflitti e durante i processi di transizione politica”.
Casi di discriminazione di genere e d’intolleranza nei riguardi delle donne sono ancora sfortunatamente molto presenti anche nelle società occidentali, come esempi di pubblicità sessista, dove il corpo delle donne viene sfruttato come oggetto. Una recente ricerca condotta da Vox – Osservatorio italiano sui diritti ha fornito una mappa dell’intolleranza in Italia, dalla quale emerge che la misoginia è il primo dei temi discriminanti nel Belpaese.

Ecco il video dell’Unicef  #8marzodellebambine – No alla violenza

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