LIBRI: ‘Stasis’

Agamben - Stasis cop._temiOggi, la redazione di CheDonna, per la categoria Libri, vi presenta una novità: Stasis. La guerra civile come paradigma.

Dopo Stato di eccezione – 8000 copie vendute – Giorgio Agamben riflette su un’altra categoria per cui è mancata finora un’adeguata dottrina politica: la guerra civile.

Il nuovo saggio del filosofo che ha cambiato il paesaggio del pensiero contemporaneo. La nozione di guerra civile, antica come la democrazia occidentale, è stata perlopiù elusa dai filosofi, che l’hanno ritenuta meno rispettabile di quella di rivoluzione. Grazie ad Agamben ritrova qui la sua centralità. In greco antico si chiamava stasis. La parola, accanto al significato di immobilità, arresto temporaneo, che si è conservato nell’italiano «stasi», ne aveva un altro che a noi suona del tutto opposto, di agitazione intestina, discordia: la contesa che nasceva tra i cittadini della stessa polis, insomma la guerra civile. Ma ciò che modernamente, con Hobbes, è stato temuto come la possibilità lacerante di dissoluzione dello Stato, nella grecità era connaturato alla vita politica, al punto che perdeva i diritti civili chi non si fosse schierato con una delle fazioni in lotta. Ai due poli, antico e moderno, dello stesso paradigma politico – da un lato la costitutività ambivalente e ineliminabile e dall’altro la necessaria esclusione della guerra civile, teorizzata da Hobbes –, e alla segreta solidarietà che invece li lega, Giorgio Agamben dedica un saggio che colma finalmente un vuoto, configurandosi come la prima, rivelatrice «stasiologia».

Giorgio Agamben ha insegnato presso le Università di Macerata e Verona e da ultimo allo IUAV di Venezia, da cui si è dimesso nel 2009. È stato visiting professor in numerose università americane ed europee. Tra i suoi libri: Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita (1995), Il sacramento del linguaggio (2008), Altissima povertà. Regole monastiche e forma di vita (2011) e Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi (2013). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato: Mezzi senza fine. Note sulla politica (1996), Quel che resta di Auschwitz. L’archivio e il testimone (1998), Il tempo che resta. Un commento alla «Lettera ai Romani» (2000), La comunità che viene (2001), L’aperto. L’uomo e l’animale (2002), Stato di eccezione (2003), Ninfe (2007), Signatura rerum. Sul metodo (2008), Il Regno e la Gloria. Per una genealogia teologica dell’economia e del governo (2009) e Opus Dei. Archeologia dell’ufficio (2012).

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