Anonymous, seconda fase dell’operazione contro Isis: violati account e ip di siti jihadisti

Il gruppo hacker Anonymous, nato nel 2003, autore di numerosi attacchi su internet in questi ultimi anni, tra cui alcuni clamorosi mirati a sostenere la causa di Wikileaks, all’indomani del tragico atto terroristico che ha colpito il settimanale satirico “Charlie Hebdo” a Parigi, aveva annunciato, con un video messaggio, di condurre una vera e propria lotta contro lo Stato Islamico (Isis).

SINGAPORE-INTERNET-HACKING-ANONYMOUS

“Attaccheremo e metteremo offline tutti i siti della galassia jihadista”, avevano detto gli Anonymous, sottolineando che “siamo musulmani, cristiani, ebrei, hackers, crackers, attivisti, agenti, spie, o anche solo il ragatto della porta accanto. Siamo studenti, lavoratori, disoccupati, ricchi, poveri, giovani e vecchi, gay o etero. Apparteniamo a tutte le razze, a tutti i paesi e a tutte le religioni. I terroristi che si definiscono Stato islamico non sono musulmani“.

Il gruppo noto per la maschera di Guy Fawkes come nel film “V per Vendetta” all’indomani dell’annuncio aveva subito messo in atto una serie di azioni: tra cui la diffusione di una lista di account twitter jihadisti, la manomissione di un sito jihadista e la diffusione di informative relative a “OpCharlieHebdo”, l’operazione Anonymous contro i jihadisti. In totale, tra il 14 e il 15 gennaio sono stati oscurati 73 siti jihadisti. Azioni che tuttavia per la polizia francese avrebbero potuto interferire con le indagini.

Seconda fase operazione Anonymous contro Isis

Ma gli hacker stanno proseguendo e secondo le indiscrezioni, l’operazione contro i jihadisti denominata #OpISIS sarebbe entrata in una seconda fase che mira a colpire le identità dei militanti dello Stato Islamico. In una ennesima azione degli hacker, oggi sono state colpite centinaia di identità digitali di attivisti e reclutatori jihadisti con profili Twitter e Facebook di propaganda bloccati. Nell’operazione sono stati pubblicati indirizzi ip e web della galassia jihadista che potete consultare cliccando qui.

La nuova azione è stata lanciata con un altro video messaggio, diffuso domenica 8 febbraio, nel quale viene spiegato che “l’Operazione Isis continua. Combatteremo i vostri siti, ruberemo le vostre mail, i vostri account. Da ora in avanti non ci sarà più un posto sicuro per voi online. Perché voi siete il virus, noi siamo l’antidoto. Noi possediamo Internet. Siamo anonymous, siamo una legione, non perdoniamo e non dimentichiamo”, ha resto noto il collettivo, ribadendo che l’attacco è stato coordinato da “musulmani, cristiani ed ebrei” di ogni età e ceto sociale e di “tutte le razze”.
Una schiera “unita come uno, divisa da zero”.

La Cyberguerra Anonymous-Stato Islamico

Una vera e propria cyberguerra, così come la definiscono i media, tanto che i jihadisti sono in allarme e hanno lanciato su Twitter l’Hashtag #stato-califfato-resiste, promettendo a coloro ai quali è stato oscurato il profilo assistenza e sostegno informatico. L’hashtag di resistenza riprende le parole del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi nel giorno della proclamazione della nascita dello Stato islamico, a giugno 2014. “Chi, tra fratelli e sorelle, ha avuto l’account cancellato o oscurato scriva solamente @stato_califfato_resiste e con il volere di Allah sarà sostenuto”, è il tweett di al Iraqi (“l’iracheno”).  Mentre altri hashtag riferiscono di “#sostegno dopo la cancellazione”. Un vero e proprio cinguettio che mostra le difficoltà in rete emerse dalla nuova fase messa in atto di Anonymous.
Secondo quanto riportano gli osservatori, come riporta Askanews, questa nuova fase avrebbe giù avuto degli effetti sulla rete. Infatti, pare che siano crollati sui social la condivisione degli apprezzamenti sullo Stato Islamico.

Ecco il nuovo video Anonymous #OpISIS 

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