Loris Stival, le ultime sul caso

Dopo aver quasi del tutto accantonato l’ipotesi che possa essere stato coinvolto nell’omicidio Orazio Fidone, l’ex cacciatore che ha ritrovato il corpo del piccolo Loris, per via di un alibi che sembra a tutti gli effetti inattaccabile, ad oggi le indagini ruotano quasi esclusivamente sulle dichiarazioni della mamma del bambino, Veronica Panarello. Dichiarazioni che sono state più volte smentite dall’analisi dei fatti e delle telecamere di sorveglianza e che anzi, nelle ultime ore, hanno aperto la strada ad un’ulteriore, sconcertante ipotesi: che ad essere coinvolta nell’assassinio possa esserci una seconda persona.

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Novità sul cal Loris

A far nascere questa nuova supposizione, quella appunto del possibile coinvolgimento di una seconda persona, è stato ancora una volta l’esame del corpo della vittima, il quale ha rivelato una serie di segni e ferite, provocate dalle fascette che ricordiamo essere state identificate come arma del delitto, che difficilmente possono essere state utilizzate da un solo individuo. Si sta quindi vagliando con attenzione, anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, quel lasso di tempo che va dal rientro di Loris a casa e, successivamente, della signora Panarello, fino all’uscita di quest’ultima. In particolare si sta cercando di capire il contenuto di una chiamata, della durata di circa due minuti, fatta dalla donna al marito alle 9:23. Orario in cui sia il figlio che la mamma sembra fossero in casa. Gli investigatori stanno ancora cercando inoltre di capire come Loris, o il corpo di quest’ultimo, possa essere uscito dall’abitazione senza essere visto, dato che l’entrata principale dell’abitazione è quella costantemente ripresa dalla telecamera del negozio lì affianco. L’unico altro accesso è quello del garage dove la donna aveva parcheggiato l’auto quella mattina (cosa anomala in quanto la Panarello molto di rado utilizzava quel posto auto) al rientro dalla ludoteca dove aveva portato il figlio più piccolo, e al quale si accede tramite una porta interna al condominio.

L’avvocato di famiglia, Francesco Velardita, ha nel frattempo smentito la voce che circola da un paio di giorni su media e che parla di un passato tentativo di suicidio della sua assistita. Tentativo che sarebbe avvenuto alcuni anni fa e per il quale la Panarello avrebbe utilizzato lo stesso tipo di fascette da elettricista ad oggi appunto identificate quale strumento usato per legare i polsi del bambino e per strangolarlo.

Attendiamo dunque nuovi sviluppi su questo giallo di fine anno.

 

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