La modernità e la Chiesa hanno dimenticato il discorso sull’anima e sull’Oltre operando una censura talvolta consapevole talvolta dettata da paura inconscia. Eppure, di fronte a tragedie che sembrano essere senza spiegazione umanamente accettabile – la perdita di un figlio, la sofferenza dei bambini, la malattia invalidante, la crudeltà gratuita, l’ingiustizia – l’anima urla «perché?» e afferma la sua esistenza.
Già gli antichi s’interrogavano su dove fosse l’anima e si chiedevano: se Dio esiste, ed è fonte della vita, da dove viene il male e perché la morte? E se Dio non esiste da dove il bene?
C’è il male assoluto, che porta la firma dell’uomo, dalla strage degli innocenti ai genocidi del ‘900, ma c’è anche il male accidentale, non provocato, intrinseco alla Creazione. L’universo ha momenti di bellezza – san Francesco li esalta nei suoi versi – ma l’antilope addentata dal ghepardo non canta il Cantico delle creature. Il male è mistero, incomponibile con Dio: dice non Dio. E la cinica spiegazione che pretende di giustificare la sofferenza umana come “castigo divino” per le colpe commesse non regge di fronte al patimento dei giusti. La Chiesa con inconsistenti argomentazioni ha esercitato una “dittatura sull’anima” attraverso l’imposizione di precetti inaccettabili.
Sul mistero dell’anima, dell’Oltre e della sofferenza le domande di senso non cessano di tormentare la filosofia, la metafisica, la fede. Don Ermis Segatti le affronta proponendo un percorso affascinante e originale alla luce di una nuova teologia moderna più consona all’uomo contemporaneo.