LIBRI: Roberta Schira presenta il suo nuovo libro ‘Mangiato bene?’

Invito Schira Mondadori

Tutti oggi danno voti e giudizi a ricette, menu, chef e ristoranti; le guide gastronomiche non bastano più. Ma in questo universo di foodies, gourmet e recensionisti selvaggi, di chi ci si può fidare? Dove sono i criteri di valutazione?

In questo libro appassionato, utile e divertente Roberta Schira, con l’autorevolezza di chi scrive professionalmente da anni di cultura del cibo e critica gastronomica, svela le 7 regole universali e sempre valide per riconoscere e valutare la bontà di un’esperienza gastronomica. Una volta che lo avrete letto, anche voi sarete in grado di esprimere un parere attraverso un voto, da 0 a 10 su un’apposita scheda in fondo al libro. A lei si affiancano, in un’animata tavola rotonda sulla critica gastronomica, esperti del mondo del cibo, dell’economia, della cultura: Piergiorgio Allegra • Maria Pia Ammirati • Fausto Arrighi • Camilla Baresani • Stefano Bonilli • Massimo Bottura • Oscar Farinetti • Pierfrancesco Favino • Maddalena Fossati Dondero • Camillo Langone • Paolo Marchi • Alessandra Meldolesi • Bob Noto • Davide Oltolini • Mario Peserico • Carlo Petrini • Maurizio Porro • Clément Vachon • Valerio Massimo Visintin

Questo libro fa per te se…

  • Vorresti dare una risposta intelligente alla domanda “ Mangiato bene?”
  • Ti viene voglia di dare un voto ogni volta che esci dal ristorante.
  • Ti sei sentito frustrato o confuso per aver pagato un conto troppo alto o per non aver avuto il coraggio di mandare indietro un piatto.
  • Ti senti un cliente consapevole e sai che il giudizio sul cibo ha una portata economica e sociale.
  • Fai il ristoratore o il cuoco e almeno una volta, leggendo una recensione, ti sei chiesto: ‘Che diavolo di criteri ha applicato quello lì, per darmi un simile giudizio?’
  • Vorresti  regole chiare che  ti aiutino a riconoscere il locale perfetto e la buona cucina.

Da Mangiato bene? Le 7 regole per riconoscere la buona cucina

“Il dibattito è aperto. Sì è vero, la parola ‘regole’ nel sottotitolo fa già un po’ presunzione. Chi ha il coraggio di codificare è messo alla berlina e tacciato di immodestia. Ma non provarci significa continuare nella confusione totale. Se è vero che la gastronomia è insieme storia, scienza, economia, agricoltura e politica, allora il giudizio sulla gastronomia influenza sempre più la realtà e la società. Se stronco tre ristoranti vegetariani, metto in forse un produttore di ortaggi: la critica gastronomica ha un forte impatto sull’economia, la gastronomia è soprattutto economia; allora ha ragione Petrini quando dice che mangiare è il primo atto agricolo.

Ma questo libro va oltre il prodotto, questo libro è sulla teoria del cibo e della ristorazione. Il processo logico sul giudizio sul cibo è straordinariamente recente: non ci si mette a disquisire di equilibrio tra acido e amaro nel dopoguerra. È straordinariamente occidentale: non ci si pone il problema della freschezza dove il cibo non c’è neppure stantio. Forse ha ragione Appelbaum: la ‘rivoluzione alimentare’ che ha coinvolto metà globo in questi venti anni e che ha portato al moltiplicarsi infinito dei ristoranti, in realtà ha moltiplicato la disuguaglianza sociale. Forse è inutile cercare regole intorno a una teoria della ristorazione e della buona cucina, forse è meglio che restiamo tutti semplici amanti della buona tavola, senza affannarci a capire, dare un parere, conoscere chi e cosa sta dietro il piatto di spaghetti, chi produce quel vino, quell’olio, quel pane.

Poi mi dico ‘no, non è lasciandosi contagiare dalla febbre della demagogia che si percorrono strade nuove’. Utile o no, consumista o no, il giudizio sul cibo è una realtà, facciamoci i conti. La critica come espressione del giudizio è tanto imperfetta perché è fallace l’umano. Questo tentativo di teoria onesta sulla ristorazione approda a regole universali a vantaggio proprio del commensale e della sua coscienza di mangiatore, perché le regole si possono applicare a cucine di ogni livello, persino nelle case private. Perché una teoria va a vantaggio anche di chi sta in cucina, che si sente difeso e capito in una professione sovrana assoluta, o smascherato, secondo i casi. Mi rivolgo a tutti gli amanti della buona tavola, sto inneggiando alla consapevolezza della buona cucina condivisa: dal ristorante blasonato, alla trattoria fuori porta sino al pranzo della domenica a casa di amici. Il giudizio sul cibo non per avere ‘potere su’, ma per avere ‘potere di’. Cambiare le cose, far conoscere i meritevoli, aiutare chi non ha voce, muovere il mercato: questi sono gli obiettivi e le conseguenze del raccontare il mondo della ristorazione. E farlo nella consapevolezza che possiamo sbagliare, nella visione non di onnipotenza ma di un compito da eseguire con responsabilità”.

Roberta Schira è scrittrice, pubblicista e gourmet. Da tempi non sospetti scrive intorno al cibo  usando occhi sempre  diversi: costume, psicologia, narrativa e condizione femminile. Ha pubblicato una dozzina di libri, dai trattati di antropologia alimentare  al romanzo, dalla Cucinoterapia  a Le voci di Petronilla sino al  Bon ton a tavola, l’ultimo uscito con Salani.  Per la sua formazione è  considerata  ‘psicologa del gusto’; scrive di cultura e critica gastronomica  per il Corriere della Sera e  altre testate nazionali. È tra le poche firme italiane del sito di cultura del cibo www.finedininglovers.com,  promotore dell’evento  The Fifty Best Restaurants in The World. Ha fatto suo il motto di Eleanor Roosevelt: «Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo permesso».

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