CINEMA: Intervista a Steve Coogan, protagonista del film “Philomena”

Philomena_Sac_NataleLei è produttore, coautore della sceneggiatura e uno degli attori protagonisti di “Philomena”. Qual è stata l’origine di questo progetto?
Nel 2010 avevo letto un articolo sul sito del “Guardian” mentre mi trovavo a New York. Era intitolato: «La chiesa cattolica ha venduto mio figlio». Si trattava di un’intervista a Martin Sixsmith sul suo libro “The Lost Child of Philomena Lee”. Raccontava la storia in generale e ne citava i dettagli. Quell’articolo mi aveva molto commosso. Poco tempo dopo ho incontrato per caso la produttrice Gaby Tana e gliene ho parlato. Lei allora mi ha proposto di coprodurlo. Ho contattato Martin e ho saputo che i diritti di adattamento del libro erano ancora disponibili. Così li ho opzionati nella speranza di poter poi sviluppare il progetto.

Cosa l’ha interessata in particolare della storia di “Philomena”?
Cercavo un film che potessi sviluppare parallelamente ai miei altri progetti, che sono in gran parte commedie. Questa storia mi ha commosso e ha toccato qualche corda nel mio profondo, probabilmente a causa delle mie origini cattoliche. Ma d’altra parte mi è sembrato che avesse una valenza universale. La storia ci porta sia in Irlanda che negli Stati Uniti: il Vecchio e il Nuovo Mondo. Ho pensato che avrebbe interessato un sacco di persone, soprattutto per il legame particolare che unisce i due paesi. Sono rimasto colpito da una foto di Martin e Philomena seduti uno accanto all’altra su una panchina: insieme formavano una coppia decisamente inedita. Martin è un giornalista, un intellettuale della classe media che si è laureato nelle più importanti università inglesi, e aveva conosciuto questa infermiera irlandese in pensione, di origini operaie. Il loro rapporto mi ha subito incuriosito.

Fin dall’inizio ha pensato di coprodurre il film?
Sì, ma non avevo intenzione di scriverlo. Nonostante l’abbia trovato un libro interessante, non era una storia che volevo davvero raccontare. Mi sono perciò messo alla ricerca di un co-sceneggiatore. Gaby ha organizzato un incontro con Christine Langan di BBC Films, che ci ha consigliato Jeff Pope. Jeff ed io abbiamo creato una storia che in un certo senso si è trasformata in un road-movie con due personaggi che hanno una visione opposta del mondo ma che finiscono coll’accettare l’idea di punti di vista diversi, e così facendo guardano in modo nuovo anche alla propria esistenza. È una storia sulla tolleranza e sulla comprensione. Il contrasto tra i due personaggi è interessante. Martin è sofisticato, intelligente e istruito, mentre Philomena ha origini più umili, è colpita dalla vita opulenta che lui conduce e dal fatto che lui dia tutto per scontato; nonostante ciò dimostra spesso maggiore perspicacia di lui sul piano sociale. In effetti Jeff ed io volevamo anche che nel film emergesse il contrasto tra intuito e intelletto. Abbiamo incontrato diverse volte Philomena e Martin, e abbiamo discusso con loro perché ci aiutassero nella stesura della sceneggiatura. D’altra parte alcune delle loro conversazioni nel film sono ispirate a quelle avute durante quegli incontri…

Oltre a produrre e a scrivere il film, cosa l’ha spinta ad interpretare Martin?
Amo molto recitare nelle commedie, ma avevo voglia di qualcosa di diverso, di lanciarmi in progetti nuovi mettendomi alla prova. Ho voglia di esplorare i diversi aspetti della vita con tutti i loro problemi. Oggi aspiro ancora di più ad utilizzare la commedia come strumento al servizio di qualcos’altro. L’umorismo può aiutare a far passare messaggi più seri. Per esempio, si può rendere una storia come quella di Philomena piacevole e positiva? È questo genere di sfide che mi interessa. In particolare si possono inserire degli elementi comici tra i due personaggi per provocare anche una risata.

Ed è stato difficile interpretare Martin?
Per certi versi sì. Nel personaggio c’è qualcosa di me e qualcosa di Martin. Quello che il personaggio del film vive è molto simile a quello che ha vissuto Martin. La cosa più difficile è stata resistere al mio istinto comico. Martin è venuto spesso a trovarci sul set mentre interpretavo lui, e gli ho chiesto di osservarmi e di darmi dei suggerimenti.

Inoltre, è stata una fortuna enorme per voi il fatto che Judi Dench abbia accettato di interpretare Philomena…
Non c’è neanche bisogno di dirlo. Mentre scrivevamo la sceneggiatura ho detto a Jeff: «Sarebbe fantastico se Judi Dench accettasse di far parte del film. Non dobbiamo aver paura di mirare al massimo». E lei ha acconsentito.

Quanto a Stephen Frears, qual è stato il suo apporto specifico?
Stephen non lascia niente al caso. È puntiglioso e rigoroso, ma molto costruttivo. Abbiamo parlato molto della sceneggiatura. Abbiamo discusso molto della storia e del fatto che presentasse contemporaneamente elementi tragici e comici. Stephen ha citato i film di Billy Wilder, a cui tiene particolarmente, e io gli ho parlato della mia ammirazione per Jack Lemmon, che ha lavorato in molti film di Wilder. Insieme hanno realizzato dei film difficili da etichettare, perché attingono da generi diversi. Sono riusciti a trovare l’equilibrio tra dramma e umorismo.

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