STEFANO BORGONOVO è morto: finisce la sua partita più difficile contro la Sla

da GettyImages

Stefano Borgonovo ucciso dalla Sla: la lettera d’addio di Roberto Baggio – Ne esaltano la voglia di lottare, la simpatia, il decoro e la caparbietà: Stefano Borgonovo descritto da chi lo conosceva bene appare come un esempio, un uomo dalla straordinaria forza morale che ha combattuto fino all’ultimo per sè e per chi come lui soffriva della malattia che alla fine ne ha spento la vita.

Stefano però non è stato battuto dalla Sla, un male subdolo che vince ancor prima della fine, quando riesce a portarti via la voglia di vivere prima della vita stessa: questo Stefano alla Sla non lo ha mai permesso, lui ha sempre tenuto duro, portando il suo male in giro per i campi di calcio, in giro per il Paese e gettando così un fascio di luce su quella che prima di lui era una malattia poco nota e seguita.

A 49 anni e dopo una lotta combattuta sotto i riflettori già dal 2008, Stefano se ne è andato ieri lasciando una moglie, quattro figli, tanta gente che lo ha amato ma soprattutto tante persone fiere di lui e che, siamo sicuri, continueranno la sua battaglia.

Noi vogliamo ricordarlo con le parole di Roberto Baggio, suo collega, amico e compagno di battaglie, quelle con la maglia viola prima e quella contro la Sla fino alla fine: uno dei più famosi numeri dieci di tutti i tempi ha scelto di pubblicare una lettera sulla Gazzetta dello Sport per il suo ciao a Stefano.

Caro Stefano, l’impresa più bella che sei riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri. Ciao amico mio, onorerò per sempre la tua persona. Ero impreparato a questa notizia ma mi rendo conto che è il mistero della vita. E non ci possiamo fare nulla. Sei stato un grandissimo eroe del nostro tempo ed hai avuto vicino un pilastro come Chantal, la tua sua dolcissima moglie. Hai offerto la tua sofferenza in favore della ricerca, per combattere la Sla, quella malattia di cui, quando ti ha colpito anni fa, si sapeva davvero ben poco. Un’offerta la tua che non ha valore tanto è stata preziosa anche per altri. Stefano, anche per questa ragione lasci un ricordo e un’eredità fatto di grandiosa umanità e infinita dignità.

Quanti ricordi mi attraversano la mente in questo momento. Il primo è quello del 2008 al Franchi, nell’amichevole tra Fiorentina e Milan in favore della tua Fondazione. Di nuovo insieme nel nostro campo, io e te verso la Fiesole e i nostri tifosi che cantavano. E poi due anni dopo nella sede della Gazzetta, per la presentazione del tuo libro. Sempre i tuoi occhi che parlavano, sempre Chantal al tuo fianco. Ma a dir la verità devo confessarti che il pensiero corre spesso più indietro nel tempo, a quegli anni passati insieme nella Fiorentina. E quando dalla Viola siamo andati tutti e due in Nazionale. Giovani, spensierati, con tutta una carriera davanti. Il nostro sogno che si stava avverando. E sai qual era allora la mia gioia più grande? Forse non te l’ho mai detto: mandarti in gol con un assist e vedere nei tuoi occhi un’infinita felicità. E’ il ricordo di quella felicità che oggi, caro Stefano, riesce a compensare il dolore per la notizia della tua morte. Insieme al fatto che finalmente ti sei liberato della Stronza, il nome che hai sempre dato alla tua malattia. Che il mio pensiero di preghiera ti possa accompagnare nel viaggio celeste.

Roberto Baggio

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