LE VELINE CARACCIOLO E NARGI – Federica Nargi e Costanza Caracciolo si confessano in esclusiva al Corriere della Sera.
L’inizio della loro avventura: “Avevamo 18 anni quando siamo state elette veline. La nostra vita è cambiata di colpo, basta pensare che prima vivevamo con le nostre famiglie. Siamo diventate in un attimo indipendenti. La nostra quotidianità è fatta di lavoro, di cercare di dimostrare quello che sappiamo fare senza buttarci giù per i pregiudizi. Se abbiamo le telepromozioni alle 7 e mezzo altrimenti alle 9. Poi ci sono i corsi di dizione e recitazione, la sala prove. Così fino a sera”.
Sono cresciute molto in fretta ma hanno imparato tantissimo nel tempo: “Ad essere responsabili, a portare sempre avanti gli impegni nel miglior modo. L’educazione alla disciplina. Capita addirittura quando scrivo su Twitter: se sbaglio una parola mi massacrano. “Sei proprio una velina”, dicono. Basta una minima cavolata e sono pronti a colpirti”.
Federica e Costanza parlano del loro futuro: “Anche noi abbiamo paura del futuro. Finora abbiamo avuto per 4 anni una certezza, uno stipendio. Quello che sarà il domani non lo sappiamo. Lo spettacolo è uno dei lavori più precari che ci sia. Quello di velina non è quel grande stipendio che tutti immaginano. E’ buono, ma ci paghiamo le spese, l’affitto e arriviamo a fine mese. Non riusciamo a mettere nulla da parte se non un minimo. E non è che siamo solite comprare vestiti griffati o cose del genere… Pensano ci paghino la casa: non è così. E anche vestiti e scarpe ce li compriamo noi. Ci paghiamo anche la cena”.
Per fare la velina ci vogliono diverse caratteristiche: “Devi saper ballare. Almeno, da dopo di noi: siamo le prime ad aver fatto 13 anni di danza classica. La differenza si vede. Poi la bellezza: veline brutte non ci sono mai state. Serve anche l’intelligenza: è facile montarsi la testa, farsi abbindolare”.
Federica e Costanzo parlano anche di chi non sopportano tra i giovani: “Quelli che si piangono addosso ma non hanno la volontà nemmeno di provare a fare qualcosa. Quelli che non hanno un’ambizione, neanche minima, di crescere. C’è chi non ha sogni, chi nemmeno prova a realizzarli: siamo giovani, se non ci crediamo noi chi lo può fare?”.