LIBIA: è guerra!

Ieri intorno alle 17:45 è iniziato l’attacco alla Libia

In Libia è guerra. La notizia era oramai da giorni nell’aria e ieri alle  17:45 circa, con l’attacco da parte della Francia, il conflitto è diventato realtà.

Nella notte sono intervenuti America e Gran Bretagna: alle 21 e 30 la marina Americana aveva già sparato 110 missili Cruise.

Le prime ore hanno visto una Russia titubante che ha espresso rammarico per l’inizio degli attacchi ma che poi, oggi, si è unita al gruppo di cui facevano già parte America, Francia, Canada, Norvegia, Turchia e Regno Unito.

L’Italia inizialmente si era limitata a concedere le proprie basi aeree ma oggi il ministro La Russa ha comunicato che otto aerei, messi a disposizione dall’Italia alla coalizione, entreranno in azione.

Così come l’intervento di Paesi sempre più numerosi in favore dell’Alleanza, anche la risposta di Gheddafi non è tardata: “il Mediterraneo diventerà una grande campo di battaglia”.

In poche parole il conflitto è iniziato e la guerra ancora una volta viene scelta come soluzione ai problemi internazionale. Le prime notizie su presunte vittime civili sono arrivate sin da subito: per quanto le informazioni siano ancora confuse e il tono ipotetico rimanga doveroso, siamo tutti consapevoli che persone innocenti non sopravviveranno al conflitto.

I delicati equilibri tra le Nazioni, il potere, le risorse economiche, gli ideali, la giustizia, la morale … tutto questo e molto altro si incontra e si scontra quando si parla di guerra: in televisione si dibatterà sulla legittimità dell’uso della violenza, l’opinione pubblica si dividerà in favorevoli e contrari e tutti avremo una “verità” da proporre. Tutto questo dall’alto pulpito di un Paese che non affronta una guerra da oltre sessanta anni, che vive in un regime democratico e in cui la maggioranza dei cittadini gode dei diritti e doveri di chi abita in un Paese libero. L’opportunità di esprimere il proprio pensiero è forse il più grande diritto per un essere umano e in quanto tale è inalienabile così come lo è però il dovere di usufruirne con coscienza e umiltà: soprattutto di fronte alla tragedia di una guerra parlare dovrebbe divenire conseguenza di una riflessione più che approfondita e, soprattutto, condotta con grande umiltà e rispetto.

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