Una donna negli States

Terza puntata: Tv? quasi quasi non ne voglio più!
  

  

La tv americana continua ad appassionarmi e a sconcertarmi allo stesso tempo: sarò pure una ragazza catapultata nella grande mela dalla grande prugna, a volte secca, della provincia italiana, ma certe cose non le capisco.

Torno ancora sui reality che seguo e che scrutano la vita e i sogni degli americani, tra i più noti c’è “Project Runway” – la bellissima Heidi Klum, figa più che mai durante la sua ultima gravidanza, dà la possibilità a 20 piccoli designer di coronare il sogno di avere una linea d’abbigliamento e diventare stilisti. Ogni settimana c’e un’eliminazione, previa prova di talento nel disegnare e confezionare un vestito (secondo un tema scelto dalla giuria) in soli 2 giorni. I tre finalisti presentano la collezione a Bryant park NYC, durante la settimana della moda: insomma ragazze, come si fa a non rimanere incollati alla tv? Heidi Klum, New York, la moda, la passerella…a chi non piacerebbe? ma ancora una volta pubblicità…stavolta Kate Perry che pubblicizza una crema per i brufoli.

Il mio canale preferito (ovviamente, qui non si parla mica per “programmi”, ma per interi canali tematici!) è “Food tv”: sono una gran golosa e adoro cucinare e potrei guardare per ore le puntate di Giada De Laurentis e Rachel Ray, sopportando anche la pubblicità. Le guardo anche in palestra (non ve l’avevo detto? un televisore per ogni attrezzo ginnico), forse per una sorta di training: se vorrò mangiare tutte quelle bombe ipercaloriche americane evitando la lievitazione del mio fondoschiena, dovrò aumentare il livello e la durata dei miei esercizi!
Mi piacerebbe un giorno riuscire a preparare una ricetta in maniera impeccabile come loro, avere tutti gli ingredienti già pronti sul bancone e non dovere cercare nel frigo con le mani sporche perché mi sono dimenticata di prendere qualcosa prima di cominciare. Mi piacerebbe essere multitasking e preparare lo smoothie nel frullatore, infornare la torta e cucinare la salsa besciamella tutto nello stesso momento. Loro hanno un tempismo perfetto, invece a me lo smoothie viene sempre troppo liquido, e mentre cerco di eliminare i grumi della besciamella mi si è bruciata la torta nel forno. Cambio canale perché queste due mi fanno incazzare! E poi devo concentrarmi sulla lingua, non sulla cucina, men che mai sul cibo!

Comunque, pubblicità e grassi in abbondanza non mi hanno ancora annebbiato il cervello e, quindi, non riesco proprio ancora a capire quello che è il vero successone della tv americana, “Real Housewives“.
Ogni “season” è ambientata in una città diversa e più lo guardo (ebbene sì, lo guardo…) e più mi domando dov’e finita la dignità della donna del 2010. In pratica questo crocchietto di facoltose amiche, tutte casalinghe, si fa seguire dalle telecamere giorno e notte, cercando di imitare (o nella loro testa di riscattare?) le protagoniste di “Desperate Housewives”, senza neanche lontanamente avvicinarsi al dramma, all’ironia, alle elaborate personalità delle nostre eroine.
Inguardabile. Eppure io ci ricasco sempre e mi pongo tante domande: sono io che avendo una visione, ancora una volta, provinciale, non chiamo casalinga chi va in giro a procacciarsi tette di gomma, va a spasso in limousine o a comprare una borsa da 5000 dollari in un paese messo in ginocchio dalla crisi economica? cosa spinge una donna a raccontare in tv della sua povertà da bambina e ad affermare orgogliosa di “avercela fatta”, riuscendo a sposare un uomo ricco e a fargli pagare un bel paio di tette nuove e tutto quello che va insieme ad esse? fa parte anche questo dell’american dream?
Diciamo anche che non va meglio per i programmi dedicati all’altra metà del cielo, ovvero ai giovani uomini a stelle e strisce.

Diciamo che i maschi dalle due parti dell’oceano ragionano allo stesso modo. Cambiano solo le abitudini. La televisione a loro dedicata rispecchia appieno le strategie di ricarica del testosterone.
E se in Italia le trasmissioni sul calcio la fanno da padrone, in quanto tutti gli uomini sono o calciatori, o allenatori, o presidenti e hanno una compiuta e articolata visione del mondo del calcio, negli States, l’uomo americano si rifà a quei due o tre elementi fondamentali del suo machismo: forza bruta e botte da orbi contro i cattivi, lavori splatter che una donna nemmeno immaginerebbe e dominio della natura da parte dell’uomo civilizzato. Il tutto condito con una dose di superomismo tipico dell’ ‘american dream’.

Partiamo con “Most shocking“, “Dirty jobs” e “Man versus wild“. Sono i programmi preferiti di mio marito: dai titoli si capisce subito che è roba da maschietti, e io non li guardo quasi mai, so solo che “Most shocking” è una selezione di video di arresti sensazionali della polizia, celebrano le gesta di poliziotti impavidi capaci di arrestare anche il più pericoloso dei criminali; in “Dirty job” un uomo decide di provare tutti i lavori più schifosi (per esempio, sapete come misurare la fertilità delle tartarughe? Basta inserire un dito nell’ano del maschio. E per rispetto, questo, lo può fare solo un altro maschio, anche di un’altra specie!); in “Man versus wild” un uomo si lancia nella foresta amazzonica o nel deserto del Sahara (in ogni puntata si lancia in un posto diverso con il suo paracadute) sfidando la natura e cercando di sopravvivere. Oltre ad avere un certo charme da Big Jim, è affascinante (e anche molto americano) come ogni volta lui e il suo amico cameraman riescano sempre a farcela, mangiando scarafaggi e dicendo pure che non sono male (secondo me durante la pubblicità si mangiano ricchi panini al peanut butter and strawberry jelly).

Basta! Quasi quasi per imparare la lingua spengo la tv e leggo un libro in inglese.

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