Aggressività: come nasce nel bambino?

Aggressività, un comportamento che spesso vediamo comparire come dal nulla nei nostri figli e che, dunque, facciamo fatica a comprendere e ad arginare.

La nostra psicologa, Teresa Benedetti, ci spiega come nascono simili istinti nei più piccoli e come comprenderli al meglio.

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Cos’è l’aggressività? E’ un comportamento il cui scopo è quello di arrecare un danno all’altra persona. Essa può assumere diverse forme: può essere verbale o fisica; può essere esercitata da soli o in gruppi e può essere selettiva o indiscriminata.

Generalmente si opera una distinzione tra:

Aggressività ostile: in cui l’obiettivo principale è di arrecare danno o ferire una vittima

Aggressività strumentale: azioni aggressive che possono danneggiare l’altro ma sono motivate da ragioni non aggressive.

La distinzione riguarda prevalentemente l’intenzione dell’individuo, nell’aggressività ostile il colpire è fine a se stesso, mentre in quella strumentale l’aggressività è un mezzo per ottenere un fine.

Lo sviluppo dell’aggressività nel bambino può essere osservata tenendo in considerazione quattro aspetti: quantità, tipo, cause della comparsa e cognizione.

Con l’aumentare dell’età nei bambini si assiste ad un calo dell’aggressività negli scambi tra coetanei. Inoltre sempre con la crescita le manifestazioni esplicite diminuiscono ed assumono forme di tipo verbale e questo soprattutto per quanto riguarda l’aggressività strumentale.

L’interpretazione degli eventi influenza il comportamento dei bambini in modo particolare le motivazioni che sono alla base dei comportamenti. Lo sviluppo cognitivo determina un maggiore controllo del comportamento con un maggiore controllo degli impulsi.

Ogni atto aggressivo può essere scandito da una sequenza di stadi interpretativi e decisionali.

Le modalità di risposta dal piccolo dipendono dell’interpretazione delle informazioni, il bambino deve codificare l’informazione ricevuta. Tale processo è influenzato da quello che vede e da quello che sente e dagli eventi simili che contiene in memoria. Il bambino deve quindi dare un senso a ciò che ha visto e deve decidere se l’azione messa in atto dall’altro è deliberata o involontaria. Ha quindi luogo una ricerca di risposta deve quindi mettere possibili reazioni a quello che ha osservato. Si ha una decisione sulla risposta emettendo infine la risposta.

Teresa Benedetti

teresabenedetti@yahoo.it

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