LIBRI: Intervista esclusiva a Massimiliano Amatucci, autore del romanzo “L’agnello di Dio”

copertina-agnello-di-dioL’agnello di Dio di Massimiliano Amatucci
è il primo titolo dedicato al Commissario
Profumo, un poliziotto molto capace ma
anticonvenzionale nel metodo d’indagine e che
resta scomodo a tanti per le sue opinioni
politiche.

 

In questa prima indagine, Profumo avrà a che
fare con la religione e con tutto il suo potere,
ma come sempre, il potere dovrebbe essere
consegnato nelle mani di coloro che lo usano
per il bene e la giustizia, e non per soddisfare
i propri desideri.

 

Per saperne di più abbiamo intervistato l’autore Massimiliano Amatucci, ed ecco cosa abbiamo scoperto…

 

Come è nata la passione per la scrittura?

 

Probabilmente la passione per la scrittura me l’ha trasmessa mio padre, che pur non essendo un autore di best-seller ha pubblicato qualche poesia ed un paio di libri di diritto, ma soprattutto si dilettava con amici a scrivere canzoni. E’ stato sicuramente quello il mio imprinting, tant’è che anch’io ho cominciato scrivendo canzoni – per un gruppo con cui suonavo da ragazzo – e, direi quasi inevitabilmente, anche diverse poesie. Poi la cosa mi ha preso la mano e sono passato ai romanzi.

 

Qual è stato l’input che l’ha spinta a scrivere il suo ultimo libro?

 

Prima del mio romanzo d’esordio nel mondo editoriale, ho scritto qualche altra opera di genere diverso, ma dalla lettura e dal confronto con i più noti autori contemporanei del genere, è scaturita l’idea che forse c’era ancora spazio per un nuovo commissario a cui i lettori potessero affezionarsi – come del resto è capitato a me leggendo le storie di Sherlock Holmes, Maigret,  Montalbano, Carvalho, Ricciardi.

 

Il suo scrittore preferito chi è?

 

Non ho un solo scrittore preferito, ma volendo circoscrivere il campo agli autori italiani di gialli, sicuramente considero Camilleri un maestro. Poi, personalmente, mi piacciono anche altri generi, per cui Marquez, Hesse, Eco, ma anche Wilbur Smith, Robert Harris e Dan Brown, sono senz’altro tra i miei autori preferiti.

 

Tre aggettivi per descrivere la sua ultima opera?

 

L’agnello di Dio dal mio punto di vista è un romanzo ironico, crudo e romantico e, mi permetto di aggiungere, giallo.

 

Dove trae ispirazione per i personaggi? In quali si riconosce maggiormente?

 

L’ispirazione per i personaggi raccontati, come suppongo accada per tutti gli autori, viene dall’esperienza più o meno diretta. Certo, non ho scritto un romanzo biografico, ma perché un personaggio sia coerente, credo occorra avere in mente dei riferimenti reali piuttosto precisi. Naturalmente, qualcosa del protagonista – il commissario Profumo – mi appartiene, ma ci sono tracce di me anche in alcuni personaggi minori, ad esempio, sono piuttosto goloso, proprio come il suo vice, Vitiello.

 

Quale fra i suoi personaggi vorrebbe nella vita reale?

 

Ritengo che Giovanni Profumo sia, in fondo, una bella persona: onesta, tenace, sensibile e con una dote molto particolare, che lascerei scoprire ai lettori. Non mi dispiacerebbe se esistesse davvero, oggigiorno abbiamo bisogno di riferimenti positivi.

 

Le piacerebbe scrivere un libro a quattro mani? Se sì, con chi?

 

Penso sia estremamente difficile scrivere un libro a quattro mani, ma sarebbe un onore, oltre che un’occasione irripetibile, provare a scrivere insieme al maestro Camilleri un nuovo capitolo della saga del Commissario Montalbano, almeno per me sarebbe estremamente divertente, oltre che molto formativo.

 

Perché qualcuno dovrebbe leggere la sua ultima fatica letteraria?

 

Temo di non essere un bravo promotore commerciale, tanto più di un mio lavoro, ma penso che L’agnello di Dio possa risultare un romanzo di facile lettura e non per questo banale, in grado di far sorridere e di far riflettere, oltre che di sorprendere.

 

Progetti futuri?

 

Ho già ultimato il secondo episodio – dopo L’agnello di Dio – di quella che ambirebbe essere una serie di romanzi polizieschi, che vede come protagonista proprio il commissario Profumo, e sto scrivendo un terzo libro che potrei definire, invece, un thriller contemporaneo. Naturalmente mi auguro un riscontro favorevole del pubblico che consentirebbe a queste opere di vedere più agevolmente la luce.

 

Silvia Casini

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