Lo stalking: un fenomeno in preoccupante ascesa (PARTE I)

Se ne parla davvero molto ma sappiamo realmente in che cosa consiste lo stalking? Quali dinamiche sono sottese a un simile problema? Oggi proviamo a far luce su tutto ciò grazie all’aiuto del nostro psicologo di fiducia, Francesco Grappone che, dopo averci svelato i misteri degli ipocondriaci, ci spiega questa forma di persecuzione.

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Esistono comportamenti che, nella quotidianità di ognuno di noi, rientrano nell’assoluta normalità delle nostre relazioni con gli altri. Fare telefonate, scrivere mail, sms, comunicare tramite whatsapp, fare regali, non sono altro che modi per tenerci in contatto con le persone alle quali vogliamo bene e grazie ai quali riusciamo a esprimere loro il nostro affetto. Anche fare delle improvvisate o delle sorprese rientrano in questo genere di attività. A volte, però, tutto questo può assumere una forma persecutoria, se questi mezzi vengono utilizzati in maniera ossessiva e controllante, fino a limitare la libertà e ad invadere la privacy di chi riceve tutte queste attenzioni.

Il termine “Stalking” deriva dal verbo inglese “to stalk” e vuol dire “caccia in appostamento”, avvicinarsi furtivamente”, “pedinare”, “avvicinarsi di nascosto” e sta ad indicare proprio tutta quella serie di comportamenti assillanti e ripetitivi che vengono proposti di continuo ai danni della vittima (pedinamenti, telefonate a sfondo sessuale, appostamenti vicino all’abitazione o al posto di lavoro, enormi quantità di sms, mail etc. al giorno). Lo stalking, che viene anche chiamato “sindrome del molestatore assillante” può essere messo in atto da una persona che la vittima conosce bene, ma anche da uno sconosciuto incontrato solo per caso. Il molestatore tende ad agire sulla base di un affetto provato nei riguardi della vittima, che può originarsi da una situazione reale o anche del tutto immaginata, fantasticata. Da ciò si scateneranno tutta la serie di comportamenti ripetitivi, ossessivi e intrusivi di cui abbiamo accennato sopra. Diversi studi hanno evidenziato due precise categorie di comportamenti attraverso i quali lo stalking può essere messo in pratica:

  1. I comportamenti intrusivi: sono modalità di comunicazione attraverso le quali lo Stalker cerca di esprimere alla vittima i propri bisogni, il proprio stato d’animo e i propri desideri. Chiaramente la modalità scelta non sarà una modalità che rientra nella norma, ma il molestatore inizierà a subissare la vittima di ogni sorta di attenzione manifestando sentimenti che varieranno spesso in maniera anche molto rapida, tra polarità contrapposte (amore, odio, rabbia, richieste di perdono, rancore, minacce).

  1. I comportamenti di controllo: in questi comportamenti rientrano tutti quelli volti al controllo della vittima, come pedinamenti, appostamenti, aggressioni, forme di sorveglianza sotto l’abitazione della vittima, fino ad arrivare, a volte, anche a casi di tentato omicidio o di omicidio.

Va specificato che queste due forme di comportamento vengono spesso utilizzate entrambe dal molestatore e l’utilizzo di una non esclude l’utilizzo contemporaneo dell’altra.

Il terrorismo psicologico messo in atto ai danni della vittima, fa sì che questa si trovi in un costante stato di allerta, di emergenza e di continuo stress psicologico che la possono portare ad avere pesanti ricadute psicologiche, alcune delle quali possono anche durare molto nel tempo, o addirittura cronicizzarsi. Alcune di queste sono:

  • Ansia

  • Depressione

  • Evitamento sociale

  • Disturbo post traumatico da stress

  • Alterazione del ciclo sonno/veglia

Dal momento che i motivi e i bisogni che danno origine alle molestie possono essere molto differenti, alcuni studi hanno messo in evidenza il fatto che esistono 5 categorie ben distinte di stalkers:

  1. Il risentito: il suo comportamento è dovuto al desiderio di vendetta che il molestatore matura in seguito ad un torto che ritiene di aver subito. Essendo appunto la vendetta il motore scatenante delle sue azioni, in questa categoria rientrano individui piuttosto pericolosi sia per la vittima che per sé stessi;

  2. Il bisognoso d’affetto: in questa categoria rientrano i soggetti motivati dalla costante ricerca di attenzioni e di relazione sia amorosa che di amicizia. La vittima viene considerata come “in grado” di poter risolvere il bisogno di affetto dello stalker. A questa tipologia di molestatore corrisponde anche quella categoria di persone affette da “delirio erotomane”: lo stalker è convinto, cioè, che le reazioni della vittima non siano altro che una forma di desiderio che la vittima nutre nei suoi riguardi, ma che non riesce ad ammettere.

  3. Il corteggiatore incompetente: sono persone “incompetenti” da un punto di vista relazionale. I comportamenti che ne derivano sono opprimenti e diventano spesso violenti quando il molestatore non ottiene quello che desidera.

  4. Il respinto: a questa tipologia appartengono le persone che sono state lasciate o respinte, appunto, da un’altra persona. La molestia viene messa in atto per cercare di ristabilire la relazione avuta precedentemente con la vittima. Per queste persone infatti, l’atto persecutorio viene interpretato comunque come una forma di relazione che è da preferirsi alla perdita totale della relazione, avvertita come inaccettabile.

  5. Il predatore: è un molestatore che vuole avere rapporti sessuali con la vittima e che tende ad incutere terrore nella persona bersaglio delle sue attenzioni. Questo perché la paura, per questo tipo di stalker, è fonte di eccitazione dovuta al potere che in questo modo riesce ad esercitare sulla vittima.

Francesco Grappone

francescograppone@libero.it

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