Crisi economica: le donne mantengono la famiglia

Sono sempre di più le donne che mantengono la propria famiglia.

Donna al lavoro (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
Donna al lavoro (MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

A causa della crisi economica e della disoccupazione maschile, molte donne si ritrovano a mantenere la famiglia. Ve lo racconta CheDonna.it.

Donne, crisi e famiglia

Moltissime donne devono ancora fare i conti nel nostro Paese con forti discriminazioni sul lavoro e stipendi più bassi rispetto a quelli degli uomini. Eppure sono sempre più loro a mantenere la famiglia in questi tempi di crisi economica. Infatti, con l’aumento della disoccupazione maschile, sono sempre di più le famiglie in cui a lavorare sono solo le donne. Lo dice anche l’Istat, rilevando che le famiglie in cui lavora solo la donna sono in aumento: nel 2008 erano 1,7 milioni (il 9,6% del totale), nel 2014 sono salite a 2,4 milioni (12,9%). Nel frattempo, l’occupazione maschile è calata del 6,3%, con 875mila lavoratori persi, mentre quella femminile è salita dello 0,7%, con 64mila lavoratrici in più. Questo è accaduto perché la crisi economica “ha colpito soprattutto i settori che impiegano più uomini, quello manifatturiero e quello dell’edilizia”, ha spiegato Alessandra Casarico, docente di Scienza delle finanze presso l’Università Bocconi di Milano. “Per sostenere il reddito familiare la casalinga è stata costretta a mettersi al lavoro”, ha aggiunto la professoressa. Non solo, l’occupazione femminile è aumentata anche per altri fattori, l’innalzamento dell’età pensionabile, il lavoro delle donne straniere (basti pensare a colf e badanti) e infine l’aumento del livello di istruzione delle donne negli ultimi decenni. Tuttavia, ha spiegato ancora la porf. Casarico, “anche se le donne all’università sono più brave degli uomini, non hanno conquistato posizioni migliori, anzi la loro condizioni lavorativa è ancora deludente: percepiscono salari più bassi, in media circa duemila euro lorde in meno l’anno, la maggior parte delle volte non hanno un avanzamento di carriera e sono condannate al part time”. L’Istat fornisce i numeri tangibili di questo fenomeno: le donne che lavorano a tempo parziale sono il 32,2% contro l’8,4% degli uomini. “La donna è più emancipata del passato – ha osservato la docente -, conta di più in famiglia, meno nelle aziende e nella politica. Di strada ce n’è ancora tanta da fare”.

Il magazine al femminile D di Repubblica ha raccontato le storie di alcune di queste donne che mantengono la famiglia perché il marito o compagno ha perso il lavoro. C’è la maestra di scuola elementare di 35 anni che porta a casa lo stipendio per sé, le due figlie piccole e il marito, da quando quest’ultimo è stato licenziato dal lavoro. L’uomo, 48 anni, ha lavorato per vent’anni come responsabile casse di un negozio di elettrodomestici, che però quattro anni fa è stato costretto alla chiusura a causa della crisi economica. La famiglia abitava a Palermo e si è trasferita a Pavia quando alla donna è stato offerto un posto da supplente. Il cambiamento è stato duro, i precedenti ruoli della coppia si sono invertiti, con la moglie che porta a casa lo stipendio e il marito che accudisce la casa, cucina e porta a scuole le figlie. Il marito dice non essere infastidito da questa situazione, ma scoraggiato dalla mancanza di lavoro, tanto che progetta di andare a cercare lavoro in Svizzera.

Un’altra storia è quella di una commessa di 44 anni di un supermercato. Suo marito, 46 anni, lavorava per una cooperativa di pulizie che è fallita e lui è disoccupato da un anno. La famiglia, anche questa con due figlie, è in forte difficoltà perché lo stipendio delle donne non basta. I genitori della donna danno una mano con le bollette e la spesa e lei non ha remore nel dire che riescono ad andare avanti grazie alla fede religiosa: “Come facciamo a credere ancora nel futuro? Preghiamo Dio. Siamo sempre stati gente di Chiesa, ma oggi la fede per noi è indispensabile, senza saremmo persi”.

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