LAVORO: 5 consigli per motivare i dipendenti e renderli felici

felicità sul lavoroLa crisi? Si batte con la felicità in azienda!

In tempi di crisi la produttività in azienda è direttamente proporzionale alla soddisfazione e serenità dei dipendenti. Secondo un sondaggio di IMR Ricerche, realizzato su un campione di 100 persone con metodo cawi – (computer-assisted web interviewing), per il 93% degli intervistati lo stipendio e la stabilità vengono dopo la realizzazione professionale sul lavoro, mentre solo il 15% si dichiara davvero coinvolto e soddisfatto della propria attività lavorativa.

Se ne è parlato a Roma, presso l’Hotel Bernini Bristol, Piazza Barberini, 23, dal 27 al 29 giugno 2014, in occasione del Convegno Internazionale delle Discipline Analogiche, giunto alla sua nona edizione, dal titolo “LA VOCE DELLE EMOZIONI: Comunicazione Analogica 2.0 – Dal Simbolismo al Negoziato Analogico”.

Il programma prevedeva una ‘Master Class’ con Stefano Benemeglio su: Interazioni comunicative per ottenere assenso e consenso; Problema di Libertà, Sogno e Coscienza nella Comunicazione Analogica; Il problema nell’uomo: genesi ed evoluzione; Il tempo e lo spazio nell’evoluzione del problema; Interazioni del presente, del passato e del futuro nella comunicazione; nuove procedure di risoluzione dei problemi nell’uomo.

Il Workshop ha visto la partecipazione dei coach, Stefano Benemeglio ed Ercole Renzi che hanno parlato di felicità in azienda, leadership e team management. Il workshop era rivolto a imprenditori, liberi professionisti e manager e a chiunque interessato ad apprendere una visione nuova del successo professionale focalizzato sulla felicità delle relazioni.

“In ambito aziendale una risorsa che ha perso stimolo all’attività lavorativa non è produttiva, è a disagio e crea emotività negativa. E’ compito del manager disinnescare questo processo, facendo sentire i propri collaboratori dei soggetti apprezzati. A volte può bastare osservare dei semplici consigli – spiegano Stefano Benemeglio e Ercole Renzi:

1. Essere consapevoli che ogni azienda ha due tipi di clienti: i clienti esterni quelli che acquistano i prodotti/servizi e i clienti interni, cioè i collaboratori. Bisogna riservare identica attenzione e identica professionalità  a entrambi.

2. Spargere a piene mani attenzione, stima e considerazione: sono gli ingredienti formidabili che fanno crescere le persone e aumentano la loro motivazione. Bisogna chiedersi quanto impegno, in azienda, viene messo nel rimproverare e quanto nell’apprezzare.

3. Comprendere che in azienda nessuno sta in panchina ad osservare e dirigere gli altri che giocano ma che, a partire dal top management, tutti partecipano alla partita e tutti devono mettersi in gioco e, soprattutto, in discussione.

4. Nutrire pensieri positivi a proposito dei collaboratori ed essere consapevoli che pregiudizi e stereotipi, spesso, creano esattamente le realtà  negative che si vorrebbero evitare: capire che i collaboratori sono lo specchio dello stile di management di chi li guida.

5. Interpretare la propria leadership come costante attenzione a far emergere il talento dei collaboratori. Maria Montessori affermava che “ogni bambino nasconde un talento: bisogna individuare e far crescere il talento di chi lavora per noi”.

“Le discipline analogiche trovano spazio in ambito aziendale in particolare in due modi – ha spiegato Stefano Benemeglio –  armonizzando l’aspetto psico-emotivo con gli obiettivi lavorativi, affinché i dipendenti affrontino le dinamiche quotidiane con un alto potere decisionale, volontà, determinazione, entusiasmo e motivazione e imparando le tecniche più raffinate della comunicazione analogica in ambito professionale per gestire rapporti relazionali e sociali al fine di abbattere le difficoltà lavorative e perseguire gli obiettivi aziendali in piena armonia”.

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