Il “caso Maciel” è uno di quelli che più hanno gravato sul pontificato di Benedetto XVI. Il sacerdote messicano, fondatore della congregazione maschile dei Legionari di Cristo – che conta circa 2000 religiosi e migliaia di adepti – venne sospeso dalle sue funzioni nel 2006 per essersi macchiato di crimini gravissimi: già sacerdote, si era sposato con due donne, mentendo sulla propria identità, e aveva avuto dei figli; era stato poi accusato di abuso sessuale da decine di seminaristi e minorenni; infine, dopo un’inchiesta della magistratura messicana e italiana, fu incriminato per aver raccolto denaro finalizzato a foraggiare un vero e proprio impero di potere e interessi, a cui si sarebbero intrecciate attività illegali legate alla droga e allo sfruttamento della prostituzione. Scomparso il 30 gennaio 2008, rifiutando gli ultimi conforti religiosi, Maciel ha continuato a far parlare di sé per un fiume di testimonianze e documenti che provano come fosse riuscito a penetrare in Vaticano, ingannando Giovanni Paolo II, che del “Legionario” si era sempre fidato, diventandone amico e lasciandosi accompagnare da lui in varie visite in Messico.
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