CINEMA: Intervista a Masashi Andô, direttore dell’animazione de “La città incantata”

Manifesto_EVENTO_cittaincantata_LRES-page-001Nato a Hiroshima nel 1969, Masashi Andô ha iniziato gli studi di scenografia all’Università di Tokyo. Dopo aver vinto un concorso per entrare alla Ghibli Studio, ha interrotto gli studi e si è lanciato nell’animazione. Ha lavorato al film di Isao Takahata Only Yesterday, e poi al lungometraggio Porco Rosso, durante il quale è stato promosso animatore. In questa veste ha partecipato alla realizzazione dei film più importanti della Ghibli Studio fino a On your Mark. In seguito è diventato direttore dell’animazione, ruolo che ha svolto egregiamente in Principessa Mononoke e La città incantata.

Hayao Miyazaki è un regista che s’interessa di tutto. Che suggerimenti le ha dato?
La grafica di La città incantata, e soprattutto l’eroina, rappresentavano un’autentica sfida. Miyazaki voleva che Chihiro sembrasse una normale ragazzina di dieci anni. Per quanto ricordi io, è la prima volta che desiderava creare un personaggio che non fosse idealizzato, e nel campo dell’animazione è una cosa piuttosto insolita. Per ottenere un effetto realistico era necessario disegnare il fisico di una ragazzina di 10 anni ma soprattutto catturare la sua anima. Dovevamo considerare la composizione psicologica del personaggio. In realtà, a quell’età le ragazzine non cambiano molto perché sono nella fase che precede la pubertà. All’inizio Chihiro è una ragazzina goffa e sempre imbronciata. A mano a mano che la storia va avanti, il pubblico impara a trovarla graziosa e simpatica, ma in realtà piace di più perché gli ostacoli che deve affrontare la rendono più generosa e disponibile. Chihiro diventa carina quando si mostra coraggiosa, disposta al sacrificio e assume il controllo della sua vita.

Ci parli del personaggio di Yubaba.
In genere, Miyazaki disegna le donne anziane con il naso aquilino. Questa volta volevo qualcosa di diverso, perché sentivo che il personaggio di Yuyuba richiedesse un’interpretazione più europea della vecchiaia. In gioventù è stata una bella donna, con il naso dritto, ma gli anni passano per tutti… e alla fine ho deciso di darle un lungo naso orizzontale invece di un naso verticale. Miyazaki voleva che Yubaba fosse credibile dal punto di vista fisico nonostante la testa enorme. E’ stata un’autentica sfida. Comunque sono riuscito ad imporre le mie idee per quanto riguarda il naso. Per rendere Yubaba più realistica, il suo aspetto fisico doveva riflettere la sua personalità. Le rughe, gli occhi cerchiati, gli anelli e tutti quegli strati di vestiti…. Sono stati necessari molti dettagli per creare il suo personaggio.

Anche la creazione dei genitori di Chihiro ha richiesto un’enorme cura dei dettagli?
Anche in questo caso, non volevo che i genitori di Chihiro fossero simili a tutti gli altri personaggi creati da Miyazaki e ancor meno volevo ricorrere agli stereotipi adottati dall’industria americana del cinema d’animazione. Vedevo il padre come un uomo delicato, che adora sua figlia, mentre la madre doveva essere un po’ più fredda, distante. Potrebbe sembrare una cosa sciocca, ma ho pensato che gli orecchini, i capelli tinti e il rossetto avrebbero aiutato il pubblico a capire la personalità del personaggio. In quasi tutti i suoi film, c’è una donna forte che fa da guida all’eroina. In questo caso, la forza di Rin risiedeva tutta nel suo enorme seno, anche se alla fine lo abbiamo ridotto. In ogni caso, mi sarebbe piaciuto creare un’Amazzone con curve abbondanti.

Anche il personaggio di Haiku è piuttosto insolito nell’ambito dell’universo di Miyazaki.
All’inizio soprattutto. Volevo che Haiku fosse un personaggio misterioso e fisicamente inquietante. Poi abbiamo deciso di far venire fuori la sua luce interiore. Il mio obiettivo però era evitare qualunque paragone con i personaggi che vediamo generalmente nei manga e nei fumetti americani. Miyazaki è stato molto chiaro su questo punto.

Da dove nasce l’idea della personalità di Kamaji?
L’idea era piuttosto semplice: fare la caricatura di uno dei capi della nostra società. E così ho pensato ai baffi, alla bocca, alla mascella, alla testa, ai tendini sul collo, e soprattutto agli occhi che ho sostituito con gli occhiali.

Che cosa ha imparato durante la realizzazione de La città incantata?
Mi è sembrato che Hayao Miyazaki abbia avuto meno esitazioni rispetto al passato nel creare qualcosa che sente veramente, e che gli parte dallo stomaco. I suoi film sono diventati più diretti ed espliciti senza perdere nulla in termini di ricchezza e profondità. Sono diventati al tempo stesso più accessibili e interessanti, il che è corroborato dagli incassi in Giappone. Un giorno Miyazaki andrà in pensione e chi prenderà il suo posto? A differenza di Principessa Mononoke, questa volta non ha fatto tutto da solo. Per questo film, ha svolto il classico ruolo di regista-sceneggiatore. Personalmente ritengo che se Studio Ghibli vorrà continuare a produrre film, dovrà necessariamente infrangere le regole e i modelli creati da Miyazaki. Da parte mia, con La città incantata ho cercato di rompere e superare le regole grafiche vigenti finora e con mia grande sorpresa, Miyazaki mi ha lasciato fare. Il futuro dimostrerà se le mie scelte sono state corrette o no.

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