LIBRI: Recensione di ‘La verità di Amelia’

image004Una sedicenne tanto bella, quanto brava, figlia di una giovane madre single, un avvocato di uno studio legale di Manhattan. Frequenta la Grace Hall, una scuola privata nel quartiere “bene” di Brooklyn, e muore, presumibilmente suicida, cadendo dal tetto della scuola, forse per aver copiato un compito d’inglese (materia in cui eccelleva) riguardante Virginia Woolf, la sua scrittrice preferita.

Ecco cosa accade in “Recostructing Amelia” (“La verità di Amelia” nella traduzione italiana di Chiara Salina), il romanzo scritto da Kimberly McCreight, che pone ad epigrafe proprio le parole della stessa Woolf: “Fingiamo di nuovo che la vita sia una sostanza solida, a forma di  globo, che ci possiamo rigirare tra le mani. Fingiamo di poter ricavare una storia semplice e logica…”.

Un’opera la cui struttura mira a riflettere l’ambiguità della trama, dove si alternano le voci dei protagonisti, i flashback, le pagine Facebook e il testo del blog che riproduce i segreti  più reconditi riguardanti la vita sessuale di alunni e insegnanti.

E man mano che si prosegue la lettura, apprendiamo che Kate Baron, madre di Amelia, ad insaputa della figlia, l’ha avuta da un incontro sporadico con un uomo a cui non rivelerà l’esistenza della ragazzina, ma bensì crescerà da sola. Purtroppo però la sua professione la terrà spesso e volentieri lontano da casa, a tal punto da non accorgersi che ormai è cresciuta, che oggigiorno i ragazzi si relazionano con sms e social network, si interfacciano in maniera superficiale, rapida e che la presunta “regina della rete” sembra essere la prepotente Zadie, alla guida delle Magpies, un gruppetto di teenager spavalde organizzate in una sorta di confraternita segreta, che né il preside, né i professori sembrano riuscire a contrastare.

La savia Amelia, la compagna fidata Sylvia, Zadie assieme a Dylan, Betahny e ad Heather, che sembrano i torturatori violenti del nostro tempo, sempre pronti a fare pressioni psicologiche dagli esiti nefasti, in realtà pongono l’accento proprio sulle classiche personalità fragili, poco strutturate, tipiche dell’era tecnologica. Ed è così che, tra emozioni e timori, assistiamo a un coinvolgente noir, ricco di colpi di scena e atmosfere alquanto inquietanti, il cui obiettivo è di scavare nella psicologia degli adulti e degli adolescenti viziati, ma fondamentalmente soli, evidenziando rapporti contorti e problemi irrisolti, che sono uno dei grandi mali del nostro secolo. Perché? Perché oggi i comuni mortali inaspettatamente o, forse, sarebbe più giusto dire incoscientemente, vengono travolti dalla pericolosità del web, tanto indispensabile per il mondo del terzo millennio, quanto portatore di sciagure. Oggi che siamo così vicini, siamo più distanti che mai, e il romanzo scritto da Kimberly McCreight è un forte attacco nei confronti della perdita del senso della realtà e del deterioramento dei rapporti umani a causa della diffusione del web.

Il suo è un libro da leggere, per poter riflettere, che sfoggia il grande pregio di non risultare del tutto pessimista e la validità dell’opera è stata adocchiata anche da Nicole Kidman in persona. Infatti, la versatile attrice sarà la protagonista di “Reconstructing Amelia”, pellicola ispirata proprio a questo testo, dove interpreterà il ruolo della madre single, dedita al lavoro che, dopo il suicidio della figlia, deciderà di indagare per sapere cosa c’è sotto. Il personaggio della Kidman dovrà scoprire cosa le nascondeva la figlia, e per questo intraprenderà un viaggio nei social media per venire a conoscenza delle sue verità, mentre i telespettatori (il film è per la HBO) vedranno cosa la madre nascondeva alla figlia. E voi, siete sicuri di non avere segreti? O li tenete celati sotto il manto della normalità? Sappiate che prima o poi, qualcuno o qualcosa, scoperchierà il vaso di Pandora. Sta a voi il coraggio delle scelte. E se tornando a casa, vedrete una certa ambiguità nella vostra giovane prole, non rivolgete uno sguardo assente alle stranezze adolescenziali, ma fatevi la stessa domanda che l’autrice pone ai lettori: “Conosciamo davvero i nostri figli?”

Francesco Lomuscio

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