CARO AVVOCATO: condannata un’insegnante per punizione esemplare

L’avvocato Sara Testa Marcelli risponde:

Una recente sentenza della Suprema Corte di  Cassazione ha condannato un’insegnante che, per arginare gli episodi di bullismo che si verificavano nell’istituto scolastico in cui lavorava, ha costretto un alunno a scrivere 100 volte sulla lavagna “sono un deficiente”. La Suprema Corte ha chiarito che “dal processo educativo va bandito ogni elemento contraddittorio rispetto allo scopo e al risultato che il nostro ordinamento persegue, in coerenza con i valori di fondo assunti e consacrati nulla Costituzione della Repubblica”.

In particolare, l’insegnante, oltre ad aver impartito la punizione sopra descritta, si rivolgeva al minore con espressioni in grado di mortificarlo, minacciandolo, altresì, di sottrarlo alla tutela genitoriale causandogli, in tal modo, un forte disagio psicologico che necessitava di cure mediche e a un corso di psicoterapia.

La Suprema Corte, nel corso degli anni, è sempre stata orientata nel non ritenere lecito l’uso della violenza, fisica o psichica, distintamente finalizzata a scopi ritenuti educativi, sia per il primato attribuito alla dignità della persona del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione da parte degli adulti, sia perché non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà, utilizzando mezzi violenti e costrittivi che tali fini contraddicono.

L’abuso del mezzo di correzione si pone come abuso di un potere di cui alcuni soggetti sono titolari nell’ambito di determinati rapporti (di educazione, istruzione, curva, custodia, etc.), che deve essere esercitato nell’interesse altrui, ossia di coloro che possono diventare soggetti passivi della condotta.

Ne consegue che non ogni intervento correttivo o disciplinare può ritenersi lecito e che una condotta può essere considerata abusiva, anche se non illecita, quando il mezzo è usato per un interesse diverso da quello per cui è strato conferito, per esempio a scopo di punizione esemplare verso altri alunni.

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