GIAPPONE: un altro giorno d’inferno

Non c’è pace per una terra devastata, allarme nucleare sempre più alto

In Giappone ha anche cominciato a nevicare. Sembra che uno spirito malvagio si sia abbattuto su questo Paese, vessandolo in ogni modo. A causa della neve il consumo energetico è aumentato drasticamente, nonostante le interruzioni programmate su scala geografica, ha detto Banri Kaieda durante una conferenza stampa. La temperatura è scesa notevolmente a partire da mercoledì notte nelle zone servite dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), che gestisce gli impianti nucleari a Fukushima, arrestati dopo il disastro di venerdì.

Se le imprese e i cittadini non fanno tutti gli sforzi possibili per ridurre al minimo il consumo di energia, la megalopoli di Tokyo potrebbe essere immersa nelle tenebre da questa sera. «Questa mattina già il consumo era quasi pari alla produzione, il che significa che questa notte, quando il fabbisogno ha il tradizionale picco di consumo, sarà di gran lunga superiore all’offerta e porterà ad un black out senza preavviso e su larga scala», ha avvertito.

Secondo gli esperti americani, almeno uno dei reattori della centrale, il numero 4, pone pericoli molto più gravi di quanto riconosciuto dal governo giapponese. Jaczko ha denunciato che non vi è più acqua, o ve ne è in pochissima quantità, nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale di Fukushima Daiici.

Le barre, e le radiazioni che emettono, sono quindi quasi completamente, o completamente, esposte all’atmosfera. «Riteniamo quindi che i livelli di radiazione siano estremamente elevati, possibilmente con un impatto sulla capacità di adottare misure correttive», ha quindi affermato. «Non possiamo entrare e controllare, ma stiamo osservando attentamente i dintorni dell’edificio e non sono emersi problemi particolari».

L’ambasciata italiana a Tokyo ha suggerito ai connazionali italiani di allontanarsi dalla capitale, se non addirittura di abbandonare il Giappone. C’è il presentimento che la tragedia non sia finita qui.

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