La scelta dell’università

Che facoltà scegliere?

Se fosse solo un problema di numeri, quest’anno scegliere sarebbe un pochino più facile. I corsi di laurea attivati dagli atenei italiani diminuiscono ancora – dopo la flessione degli anni scorsi – con un calo del 14% tra quelli di primo livello e a ciclo unico. Meno corsi, meno dubbi – si potrebbe pensare. Eppure, la scelta dell’università era e resta un rompicapo per tutti i ragazzi che in questi giorni sono alle prese con l’esame di maturità.

Mai come oggi, con la crisi economica in agguato, diventa difficile trovare il giusto equilibrio tra inclinazioni personali e prospettive occupazionali. Meglio il corso dei sogni o quello che sembra più spendibile sul mercato del lavoro? Difficile dirlo. Andare contro i propri desideri non è giusto, né sensato. Ma chi sceglie una laurea “debole” deve attrezzarsi di conseguenza.

Ecco perché, anche quest’anno, Il Sole 24 Ore dedica ai ragazzi delle superiori e alle loro famiglie la Guida pratica «La scelta dell’università». Uno strumento al quale si affiancano – come l’anno scorso – le tabelle con tutti i corsi di laurea attivati dagli atenei nell’anno accademico 2010/2011. Quest’anno, poi, il pacchetto si arricchisce di una finestra di dialogo in più: il forum online, con la possibilità di inviare i propri quesiti agli esperti (i dettagli nella scheda in basso).

Le statistiche sulle prospettive occupazionali e sul profilo dei laureati – elaborate da AlmaLaurea – sono i mattoncini con cui costruire la propria decisione. O meglio, con cui gettare le basi di una scelta consapevole. Perché alla fine è indispensabile sapere che la decisione vincente la si costruisce giorno dopo giorno durante gli anni dell’università. Stage in azienda, conoscenza delle lingue, periodi di studio all’estero, buoni voti, tempi di laurea brevi: questi sono i fattori che trasformano un curriculum qualsiasi in un profilo che colpisce i selezionatori delle aziende.

I dati di AlmaLaurea dicono che a un anno dal titolo un laureato in media guadagna 1.036 euro netti al mese. Potrebbe venire naturale, allora, chiedersi se valga davvero la pena di investire tanto tempo e denaro in un titolo che rende così poco. La realtà, comunque, è che bisogna ragionare guardando ai contenuti lavorativi e alle prospettive di crescita: per chi affronta il percorso di studi con impegno, il primo contratto (precario) e lo stipendio d’ingresso (magro) saranno solo il primo passo. Per gli altri, invece, potrebbero essere un lungo purgatorio.

Per tutte queste ragioni bisogna cercare di non fallire la prima mossa. Nelle pagine che seguono, la Guida pratica è articolata in cinque sezioni: la prima contiene le indicazioni generali per orientarsi, una sorta di bussola che insegna a decidere con il web e le statistiche, con uno sguardo anche alle scuole d’eccellenza e allo scoglio dei test d’ingresso (sempre più diffuso, anche nei corsi che non sono a numero chiuso).

Seguono le indicazioni per arricchire il proprio percorso di studi con un’esperienza oltreconfine, dall’Erasmus al double degree. Poi è la volta delle istruzioni per la “vita da matricole”: affitti, residenze studentesche, borse di studio, prestiti d’onore, detrazioni fiscali sulle locazioni e sulle tasse universitarie. Per finire, chiudono il quadro le due sezioni dedicate alle lauree umanistiche e a quelle scientifiche, con i suggerimenti degli esperti del mondo del lavoro e le ultime novità dell’offerta formativa degli atenei. In tutto, i corsi di primo livello e a ciclo unico sono circa 2.400: il tempo delle scelte è arrivato.

Fonte: Il sole 24 ore

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